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COWGIRLS - IL NUOVO SESSO regia di Gus Van Sant

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Woodman     8 / 10  25/06/2013 19:09:11Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Di tutti i film di Van Sant, senza dubbio è oggettivamente il meno riuscito.

Il bravo Gus era ancora lontano dai periodi totalmente indie (conseguì la trilogia della giovinezza, formata da "Last days", "Elephant" e "Paranoid park") ma stava comunque portando avanti una poetica legata alle altre facce dell'America, con un invidiabile senso figurativo. Sempre carico di nostalgia, di amore, di rimandi letterari e musicali colti. Un regista che darà il meglio di sè dopo l'allontanamento dalle grandi industrie, che non hanno certo giovato allo spirito artistico del cineasta (l'atipico remake di Psyco resta comunque più accettabile del pessimo "Scoprendo Forrester", testimonianza esemplare e per fortuna unico esempio della crisi creativa del nostro..). Dopo tre lungometraggi, Van Sant decide di trasporre su grande schermo il devastante romanzo di Tom Robbins (che io ho letto e posseggo, e che consiglio), intitolato "Even cowgirls get the blues". Il risultato è mal accolto da pubblico e critica al Festival di Venezia, e Gus decide di rifare tutto da capo e rimontare la sua opera. Da medio a mediocre, così dissero, fatto sta che ormai non fregava più niente a nessuno e oggi la pellicola rimane uno scherzetto, un esercizio fine a se stesso, all'interno della filmografia del buon Gus. C'è da dire inoltre che, avendo letto il romanzo posso permettermi, la trasposizione non è fedele, non è completa, non è buona. D'altro canto il libro non è proprio dei più commestibili e facili, ma a Tom Robbins deve esser andata bene così dato che si è prestato in veste di narratore.

Passiamo alle cose belle:
1) Uma Thurman. Ora io vorrei proprio sapere perché l'abbiano messa in lista per il Razzie. Ma ancor più spesso mi chiedo che caz.zo l'abbiano inventata a fare quell'inutile presa per il cu.lo. Fatto sta che non me ne frega niente, Uma giovanissima, luminosa, innocente, selvaggia, solitaria, innamorata. Splendida, in questo film è splendida e basta, è una creatura divina. Doppiata bene da colei che molti odiano per aver rovinato la performance da Oscar di Mira Sorvino in "La dea dell'amore" e che altri hanno elevato a mito per esser stata (ed esserlo tuttora) voce del diabolico Bart Simpson. Sto parlando di Ilaria Stagni, e del suo unico incontro con Uma Thurman. Almeno due scene da citare, quella della masturbazione e quella dell'incontro con the chink (Pat Morita). Credo che questo ruolo sia stato troppe volte messo in ombra, a favore di altri davvero trascurabili nella filmografia dell'attrice. Amara cosa.
2) le musiche, ovvero K.D. Lang, magistrale. Titoli di testa con "In perfect dreams" e di coda con "Curious soul astray": un'estasi.
3) la trama, quantomeno originale, quantomeno da ricordare come originale, curiosa, e assolutamente unica in riferimento al giudizio del film. Ovvero la storia di Sissy Hankshaw, una dolce signorina vergine dai pollici fallici e grotteschi che si muove per l'America facendo l'Autostop, alle dipendenze di Contessa (inedito John Hurt), travestito subdolo e misogino per il quale fa da modella e attrice. Quando l'uomo le affida il compito di recarsi al suo Rubber Rose Ranch per pubblicizzare un irrigatore vaginale vestita da uccello, le raccomanda di stare alla larga dalle cowgirl che schiavizza per la manodopera al ranch. Sissy si innamora della carismatica Bonanza Jellybean e collabora con le ragazze per rivoltarsi contro il potere dell'uomo. Da serio a demenziale con tanto di peyote, dentiere e gru che scopano in maniera solenne poi di nuovo serio, poi ancora demenziale, poi dannatamente serio. Tutto ciò non può lasciare indifferenti.

Il cast è notevole (spiccano la Bracco e la Dickinson, e c'è la sorella di River Phoenix, cui Van Sant ha dedicato la seconda versione del film dopo la sua morte. Chi si è accorto di una giovanissima Heather Graham nel ruolo di una cowgirl? Udo Kier invece fa il solito cameo gustoso).

In ogni caso, ognuno di noi durante, ma soprattutto dopo la visione del film, lega in maniera totalmente sua e totalmente inesprimibile sensazioni, emozioni e impressioni fuse tra loro.. Più un sacco d'altro, un sacco d'altro cui magari qualche buon psicologo inutile ha affibbiato il solito, riduttivo nome.. E tutto questo rimane per ciascuno di noi il valore aggiunto e talvolta effettivo del film, sempre differente tra le persone, sempre indicibile. E quel qualcosa, che si sta facendo strada tra i meandri oscuri della mia memoria e mi sta invadendo di nostalgia per ciò che è irrecuperabile a livello interiore mi spinge a mettere un 8. Un bell'8 per uno dei film della mia vita. Uno di quei film a cui potrei buttare addosso di tutto, e al tempo stesso trovare ogni possibile e forzatissima scusa per dire che è riuscito. Questo , nel mio piccolo, lo considero amore. E io questo film lo amo come pochi.