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IL DIRITTO DI UCCIDERE regia di Nicholas Ray

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K.S.T.D.E.D.     8 / 10  18/10/2007 18:19:07Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il 1950, anno d’uscita di questa pellicola, è di per sé già alquanto significativo in quanto rappresenta il confine temporale che separa noir e poliziesco(o, più in generale, un giallo dalle tinte drammatiche, come nel caso in specie). Fra i vari aspetti che separano i due generi, infatti, vi è anche, e soprattutto, il diverso approfondimento psicologico del protagonista che da risoluto, arguto e cinico (ruolo tipicamente ricoperto dallo stesso Bogart in precedenza) diviene risoluto, arguto ma anche umano, molto più umano. Si scava così nelle debolezze del personaggio, quelle debolezze che lo allontanano un po’ dal mito e lo avvicinano sempre più all’uomo comune.
Dixon Steel, infatti, inizialmente viene descritto secondo i tratti più comuni, quelli espressi sopra appunto, dell’uomo, se così si può dire, da noir e anche Laurel Gray entra in scena come l’altrettanto tipica dark lady misteriosa e affascinante; con l’andare del film, però, i sentimenti fra i due prendono piede e acquistano le caratteristiche di un amore assolutamente convenzionale dove Dixon e Laurel non sono che una coppia come tante altre (nel noir, invece, gli amori sono quasi sempre impossibili, incredibilmente passionali e si muovono tra cadaveri, segreti e tentati omicidi). La bellezza di questa pellicola sta proprio qui, ossia nel riuscire a raccogliere idealmente il testimone e approndirlo da un punto di vista differente. E’ così che le incertezze del protagonista assumono un ruolo primario e mettono in luce il lato più debole di colui che inizialmente bruciava l’interlocutore con un paio di battute dall’ironia sottile; è così che la darl lady si trasforma in una semplice donna innamorata che soffre con sincerità per l’uomo che ama.
Tale caratterizzazione psicologica, ovviamente, si poggia anche sulle interpretazioni impeccabili di Bogart(che quindi lascia il segno anche nel genere successivo a quello che, si può dire, fu suo) e della Grahame che effettivamente, oltre ad essere brava, era stupenda. E’ importante e giusto sottolineare anche l’ottima prova degli altri attori, Smith su tutti.

Benché questo “In a Lonely Place”, quindi, non sia assolutamente il tipico poliziesco anni ’50, rappresenta comunque una tappa importante almeno per quanto riguarda il cambiamento forse più significativo che differenzia le pellicole anni ’40 da quelle della decade precedente. Quindi, va vista.
K.S.T.D.E.D.  20/10/2007 19:09:39Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"..della decade successiva.."