tylerdurden73 6½ / 10 28/02/2017 10:24:19 » Rispondi Ciò che ruba l'occhio è lo scenario alienante e al tempo stesso seducente dell'outback autraliano, luogo fuori dal mondo fatto di immense distese pianeggianti di terra rossiccia, qua e là qualche sparuto albero si ostina e donare ombra al terreno perennemente riarso dal sole, mentre nella cittadina di Goldstone (in realtà semplice agglomerato di caravan e container nato attorno ad una cava) è arrivato un tormentato straniero in cerca di verità. Come nel più classico western l'uomo è visto male, ostilità verbale e pallettoni poi fanno una prova: non ci vuole molto per capire che quel posto lontano da dio e dagli uomini nasconda più di qualche scheletro nell'armadio. La bravura di Ivan Sen sta nello sfruttare al meglio le scenografie naturali, combinarle alla notevolissima soundtrack e revisionare gli stilemi del vecchio cinema di frontiera attraverso il gusto dello spettatore moderno. Operazione riuscita dal punto di vista stilistico, un po' meno per quanto riguarda i contenuti. La narrazione volutamente indolente è mirata alla costruzione attenta dei personaggi e del contesto ambientale. Si evince una società fatta di gravi tensioni tra bianchi e autoctoni d'origine aborigena, mentre tutto ruota attorno al denaro, in nome del quale ogni aberrazione è concessa. La pellicola si impantana un poco nell'intreccio, ben architettato ma privo di alcuni passaggi necessari. Dello stesso problema soffrono i personaggi, proposti in maniera interessante ma con un background eccessivamente nebuloso, a partire dall'ambiguità dei due poliziotti. Non è un caso che gli antagonisti giungano loffi nonostante la bella interpretazione della Weaver, la più in palla insieme ad Aaron Pedersen. L'azione è misurata, ma quando le pallottole fischiano la capacità di Sen si erge a protagonista (si veda l'immancabile duello finale). Buon film mancante però di qualche ingranaggio affinchè tutto ruoti con fluidità, appassiona pur lasciando un fastidioso velo di incompletezza.