caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

A PROPOSITO DI TUTTE QUESTE... SIGNORE regia di Ingmar Bergman

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Beefheart     7 / 10  14/06/2007 16:08:15Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Piacevole commedia, ironica e surreale, che esula dai toni tipici del cinema di Bergman ma non delude comunque. Più frivolo del solito il regista opta, per la sua prima volta, sul colore che, all'uopo, può facilmente trasmettere buone dosi di allegria e stravaganza. La trama, bizzarra, racconta l'originale storia di Cornelius, critico ed appassionato musicale, che intende cimentarsi nella stesura della biografia del suo idolo, grande violoncellista, Felix. Per fralo si reca ospite nella di lui villa dove ne conosce le muse ispiratrici come la moglie, l'amante ufficiale, l'amante ufficiosa, la cameriera, la cugina e così via fino a sette donne. Durante il soggiorno Cornelius tenta inutilmente di avvicinare Felix (che il regista sceglie di non mostrarci mai) per intervistarlo e consegnargli una partitura musicale, da lui stesso scritta, affinchè il maestro la eseguisse alla prima radiofonica, in maiera tale da avvicinare e confondere tra loro interprete ed interpretato. In realtà non fa altro che rimanere coinvolto nel turbine di follia femminile perennemente alimentato dalle signore della casa. Come già detto, trattasi di film molto giocoso e, tutto sommato, abbastanza divertente; caratterizzato da buon ritmo, valida interpretazione, fotografia luminosa, location suggestiva, trovate originali, somiglianze, al solito, felliniane e dialoghi efficaci. C'è chi ne contesta l'eccesso di inquadrature fisse, che in effetti abbondano, ma probabilmente sono funzionali al taglio teatrale semi-comico del film che richiama a veri e propri siparietti, ora ludici, ora grotteschi, introdotti, di volta in volta, da didascalie esplicative in bianco e nero, riprese dal vecchio cinema muto. Si dice che in più di un passaggio Bergman abbia voluto simpaticamente schernire il ruolo del critico d'arte: precisamente nella scena in cui Cornelius si interroga sul senso di ciò che ha appena scritto senza trovare risposta; oppure quando, sempre lui, chiede cosa sia un genio e Bergman, per bocca del becchino, gli risponde che "genio è colui che riesce a fare cambiare idea ad un critico"; infine quando, in occasione della scena dei fuochi d'artificio, il regista sceglie di venire in contro ai sedicenti, o presunti, esperti, risparmiandoli da inutili quanto eccessive elucubrazioni mentali, con l'ennesima didascalia, irriverente, che recita "questi fuochi d'artificio non hanno nessun significato simbolico". Nel complesso non sarà il solito filmone profondo che riflette sugli eterni dubbi dell'esistenza, ma, nel suo piccolo, irriverentemente autobiografico e meravigliosamente sdrammatizzante, si difende egregiamente. Consigliato.