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PASSERI regia di Rúnar Rúnarsson

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7 / 10  21/03/2018 10:19:01Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il giovane Ari è costretto a tornare nel paese natio, la madre parte col suo nuovo compagno ed al ragazzo tocca lasciare Reykjavik per andare ad abitare col padre, un alcolizzato depresso col quale non intrattiene rapporti da anni.
Facile immaginare il conflitto immediato in quello che è un contrasto dettato da sensi di colpa e da un doppio abbandono nel quale Ari pare autocommiserarsi per una situazione di cui è ovviamente vittima innocente. I vecchi ricordi riemergono, come saldi legami con un passato tutto sommato non infelice, rappresentato dall'amica di infanzia e dall'amorevole nonna, una chioccia la cui funzione sarà quella di accompagnare il protagonista nel doloroso percorso di crescita ed accettazione.
Come spesso capita nei film nordeuropei il dramma arriva in maniera inaspettata, raramente plateale, è qualcosa che colpisce più spiritualmente che a livello fisico. Le violenze e la morte paradossalmente restituiscono la vita, indicando la direzione smarrita nel caos di un'identità ancora in divenire; tra prove di virilità, primi contatti con droghe e soprattutto un'iniziazione sessuale non esattamente da tramandare ai posteri Ari cerca di capire il suo ruolo, combattendo con la pericolosa assenza di punti di riferimento.
Runar Runarsson è asciutto nel suo incedere, usa gli stereotipi con intelligenza ed evita gli effetti cartolina nonostante abbia l'Islanda a disposizione. "Passeri" è quindi una summa di cose piuttosto note utilizzate in modo mai scontato, mirate a toccare corde intime che non hanno bisogno di palesi ostentazioni per essere comprese.