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LUCI D'INVERNO regia di Ingmar Bergman

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pier91     9½ / 10  02/02/2012 14:26:22Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"L'articolo diceva che i Cinesi erano imbevuti d'odio e che era solo una questione di tempo prima che la Cina ottenesse la bomba atomica. Non hanno nulla da perdere, questo hanno scritto."
Leggendo quelle righe Jonas alimenta dentro di sé la percezione di un' insensatezza assoluta, riguardo non solo all'esistere umano ma a quello del mondo stesso. E' una rivelazione terribile, un momento di pura lucidità. Lo assale una profonda compassione nei confronti dell'uomo, un senso di pietà insopprimibile.
Tomas comprende un simile travaglio, sebbene la sua sia una consapevolezza assai più fragile e impalpabile, incagliata com'è in una dimensione di perenne miopia. Egli non ha il coraggio di vivere né di morire, è un vigliacco, incapace di affermare il vero se non con ignobile ritardo. Le parole che riversa addosso a Marta nella sua prima esternazione di sincerità sono fra le più disturbanti mai udite (Haneke le ripropone, meno sottili ma più rivoltanti, attraverso il personaggio del dottore ne "Il nastro bianco").
Marta è un personaggio indimenticabile, estremamente corporeo. Di lei non colpisce tanto l' amore così goffo e penoso per il pastore, quanto l' intolleranza verso i castighi più insulsi e volgari della vita, il desiderio di un soffrire più alto e degno, la ricerca di una sacralità laica del dolore.
L'epilogo, con la limpida riflessione del sacrestano sulla passione di Cristo, non approda ad alcuna risoluzione, è perfetto nella sua ambiguità.