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UN MONDO DI MARIONETTE regia di Ingmar Bergman

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Crimson     8 / 10  17/12/2005 18:39:45Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Piacevolissima quanto inaspettata sorpresa. Infatti ero partito prevenuto perchè da quanto avevo letto viene elogiato, tra i film del regista da "sussurri e grida" (1972) in poi, praticamente solo "Fanny & Alexander".
Invece questo film, realizzato nella famosa "fase tedesca" (Bergman era emigrato in Germania per problemi finanziari -credo-) è bellissimo.
Ciò che mi è piaciuto di più è il taglio psichiatrico con cui è analizzato il protagonista (non a torto), e la storia narrata a incastro. Bè quest'ultimo aspetto è interessantissimo, anche perchè non mi era mai capitato di vedere un film del regista con questa struttura: la scena madre all'inizio e in seguito sequenze a livello temporale rispettivamente antecedenti e successive, che man mano ricostituiscono l'intera vicenda; infine l'epilogo, in cui viene tracciato il motore "nascosto" dell'intera vicenda. Qual è il vero motivo per cui Peter ha ucciso la prostituta? a differenza di ciò che è scritto nella trama (su) sono le parole dello psichiatra alla fine del film a svelare i meccanismi inconsci che sono scattati. Al di là della personalità di Peter, su cui non posso soffermarmi più di tanto altrimenti svelerei molte cose (è un peccato perchè gli aspetti legati allo squilibrio mentale di Peter sono quelli di maggior fascino) anche gli altri personaggi sono interessanti: in particolare la madre e la moglie, due donne troppo simili per capirsi e per andare d'accordo; donne sole ma soprattutto due personalità che desiderano imporsi (fino a soffocare). In comune Karin e Peter hanno il desiderio nascosto di autodistruzione: il loro legame affettivo è deviato, si alimenta tramite la loro indissociabilità depravata basata sulla volontà di imporsi di lei e la ricerca costante di sicurezza di lui.
Un film che sà di Bergman al 100%, per l'analisi psicologica, per il tema delle difficoltà coniugali e molto altro. Vicino al "il rito" per come sono architattati la maggior parte dei dialoghi (ancora una volta superbi, profondi), ossia tramite le personali inchieste dell'ispettore e dello psichiatra. Tra i personaggi spicca anche il ruolo del collaboratore omosessuale di Karin, che spinge Peter a far visita alla prostituta per allontanarlo da Karin e avvicinarlo a sè, dal momento che prova un'attrazione forte per lui da tempo. Con questo tentativo è inconsapevole di scatenare il dramma, che tuttavia, come si scopre alla fine, si sarebbe inevitabilmente verificato prima o poi.