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UN MONDO DI MARIONETTE regia di Ingmar Bergman

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elio91     8 / 10  28/10/2012 12:41:00Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ero sicuro di trovare un Bergman minore, un film che non mi sarebbe piaciuto, magari ridondante e non mi sarei per nulla scocciato, perché dopo arrivava Fanny e Alexander che molti dicono (devo dire a ragione, visto che l'ho visionato e sono rimasto estasiato) il suo apice. Ma non è stato cosi. Davvero, Bergman è stato qualcosa di incredibile.
Un Mondo di Marionette avrebbe fatto la gioia di qualsiasi regista anonimo regalandogli un film della vita: per Bergman si tratta di ordinaria amministrazione, o dovremmo dire straordinaria... Riprende la sperimentalità visiva di altri film come Il Rito, e me lo ha ricordato molto per i repentini salti temporali introdotti dalle didascalie. Per il tema cosi ancestrale e pauroso (ma devo ammettere che ne Il Rito tutto assumeva un sapore più inquietante e ancora più forte). Ed è molto esplicito, ma Bergman lo è sempre stato anche nel mostrare la nudità dei corpi, oltre che nelle parole.
E sta nella sceneggiatura cristallina un altro punto di forza di un film molto molto molto bello, l'ennesimo di una carriera che viaggia su altezze inimmaginabili. Ci sono i vertici, certo, (l'ultimo capolavoro assoluto prima di Fanny e Alexander credo sia Sussurri e Grida) ma solo perché davvero per superare sé stesso Bergman deve fare una faticaccia. Non era svedese, veniva da un altro pianeta.
E restano, alla fine di questo sconfortante e enigmatico film, solo tante domande e tante ipotesi espresse a parole che non significano né spiegano niente (neanche i paroloni dello psicologo). La verità dell'accaduto incomprensibile o forse troppo esplicativo si ravvisa negli sguardi assenti di un uomo e concentrati di una donna distrutta. Chapeau, signor Bergman. Per la millesima volta.