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UN MONDO DI MARIONETTE regia di Ingmar Bergman

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pier91     8½ / 10  02/12/2012 00:52:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
I. Bergman (tramite Tim): "il sogno della vicinanza, dell'affettuosità, della vita in comune"; "la violenza, le porcherie, il terrore della morte che incombe".
E. Montale: "Può darsi / che sia vera solo la lontananza".
R. Carver (scrivendo di un abbraccio) : "Si sentiva piena di un' insopportabile felicità".
E' quasi consolatorio riconoscersi in queste parole, sentirsi partecipi di una normalità che si presenta autentica, tanto è bestiale. La necessità di inficiare condizioni di piatta e preziosa serenità, il fastidio che procura la necessità dell' altro, il desiderio di un' indipendenza totale e, d' altro canto, la solitudine inappagante. Suicidio e omicidio come vie di fuga.
Ci si può sentire tristemente partecipi del mondo, osservando questo mondo di marionette. Un uomo che ama la moglie ma ne vuole la morte. Un omosessuale che si guarda allo specchio e scorge le rughe del disfacimento. La grande noia appollaiata nell'angolo. Non tanto lo spleen, che ha per lo meno qualcosa di eroico e poetizzante, ma la percezione del vuoto. La sensazione di non poter stare diritti né distesi, di non riuscire a vivere né a morire. Ecco il bisogno disperato di una distrazione potente. Il tradimento, la brutalità, la lordura, anche solo ideali.
Sconcerta di più la regolatezza, l'essere assolutamente astemi, in tutti i sensi possibili. Individui senza abissi. Non so se siano irreali o troppo stupidi.
Alla constatazione del nulla può seguire la gioia dell' accettazione, ed è ciò che è accaduto a Bergman. "Fanny e Alexander" sarà in parte la riscoperta di un altro mondo, il piccolo mondo teatrale. La rivelazione della persona oltre la marionetta, "persona" in quanto maschera.