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LA TIGRE E IL DRAGONE regia di Ang Lee

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Invia una mail all'autore del commento Elly=)     7½ / 10  24/12/2010 22:37:24Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il regista Ang Lee ha dichiarato che con "La tigre e il dragone" voleva semplicemente realizzare il miglior film di arti marziali di sempre, e il successo artistico nonchè la popolarità del risultato finale indicano che l'obbiettivo è stato raggiunto. Lavorando sulla sceneggiatura del suo fedele collaboratore James Schamus, che si è ampiamente ispirato alle leggende popolari cinesi per creare questo ibrido di azione, fantasy e storia d'amore, Lee ha riunito un cast eccezionale di divi del film d'azione asiatico in grado di recitare con grande intensità. Lee ha intelligentemente scelto di arruolare il famoso coreografo d'azione Lee Wu - Ping, un pioniere nel mondo delle arti marziali che, ispirandosi alla fisicità del teatro cinese, ignora le leggi della fisica sollevando gli attori con dei cavi (poi cancellati al computer) perchè possano combattere in cima agli alberi, saltare sull'acqua, correre sui muri e scontrarsi in volo. Per il pubblico occidentale, non abituato a questi balletti aerei, con l'inseguimento a piedi sui tetti di un villaggio in una notte illuminata dalla luna, è a dir poco affascinante.
Chow Yun Fat, Michelle Yeow e Ziyo Zhang, volto, quest'ultimo, relativamente nuovo, affrontano senza problemi il carattere soprannaturale dei rispettivi ruoli e la loro recitazione non è mai subordinata alle scene di azione di grande effetto. In realtà una delle ragioni per cui "La tigre e il dragone" è considerato un'opera sensazionale è la sua attenzione alla trama e allo sviluppo dei personaggi, cosa rara anche nel più ambizioso dei film di arti marziali che di solito privilegia sequenze di acrobazie e combattimenti a discapito del dramma. "La tigre e il dragone" ha anche un marcato accento femminista. I vari personaggi femminili combattono per motivi diversi, ma la maggior parte di essi sembra lottare per il rispetto in un mondo dominato dagli uomini. Dopo essere fuggita di casa, la piccola Jen Yu, che si atteggia e si traveste da guerriero, si trova assediata da diversi combattimenti ripugnanti in un'affollata stazione di posta. Ang Lee rende in ton9 ironico la sconfitta inevitabile di questi assalitori, regalando al pubblico una variante ipercinetica della vecchia rissa da saloon. Ma parte della reazione appassionata ed esagerata della ragazza sembra nascere da un risentimento covato da tempo, dalla consapevolezza che se quegli uomini avessero saputo di trovarsi davanti ad una donna l'avrebbero liquidata senza indugio invece di rispettarla (o temerla) come un avversario formidabile. Lee modula ogni scena del film con uguali sfumatura e sensibilità. Le sequenze di combattimenti sono confronti psicologici oltre che scontri fisici, e rappresentano il contrasto fra innocenza ed esperienza, fra pace e rabbia. Il regista combina con un tocco leggero frivolezza e poetica visiva, ottenendo un raro equilibrio di emozione, bellezza, umorismo e intelligenza.