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GHOST IN THE SHELL (2017) regia di Rupert Sanders

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     6½ / 10  20/09/2017 10:15:44Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
A mio modo di vedere chi polemizza per il whitewashing -con scelta del personaggio principale ricaduto sulla sensuale Scarlett Johansson- o sull'estrema semplificazione della trama sgravata d'ogni snodo non direttamente intelligibile, forse non ha capito che la versione occidentale di "Ghost in the shell" è stata adattata in tal modo per incassare il più possibile; di conseguenza, per raggiungere tale obiettivo e rendere la pellicola appetibile alla più ampia fetta di pubblico (per la maggior parte notoriamente generalista), il connubio diva nota in tutto il mondo più eliminazione dei contenuti filosofici con annesse implicazioni morali era inevitabile.
Comprensibile la rabbia dei fans del manga di Masamune Shirow e dell'ancora più noto anime di Mamoru Oshii, i contatti con queste due grandiose opere (e anche con il seguito animato datato 2004 intitolato "L'attacco dei cyborg") sono limitate alle ricostruzione di alcune scene. E' stata effettuata una profonda rilettura del mondo in cui si muove il Maggiore con la sua squadra anti-terrorismo informatico. Archiviato come notevole il design delle scenografie urbane e quindi promozione dal punto di vista estetico, a lasciare interdetti è il modo in cui tutto viene svelato troppo in fretta, lasciando da parte il mistero che avvolgeva l'opera originale alleggerita pesantemente nelle sfumature intimiste.
Tuttavia non si può affermare che quest'ennesima versione sia da buttare, la trama lineare non è poi così un difetto madornale per un action movie che fa il suo intrattenendo. Certamente la regia del poco esperto Rupert Sanders denota incertezze, i personaggi sono appena abbozzati, anche se a deludere tanto è il solitamente grandioso Clint Mansell, autore di una soundtrack dimenticabilissima. Certo, la a banalizzazione del tormento generato tra ghost (lo spirito) e shell (l'involucro robotico), in quello che è un tema saccheggiatissimo in fantascienza, basato sullo scontro/incontro tra uomo e macchina, qui relegato in un angolino, lascia parecchio l'amaro in bocca. Ad addolcire il tutto ci pensa ci pensa il sempre immenso Takeshi "Beat" Kitano, per lui ruolo limitato ma incisivo, omaggio ai personaggi che lo hanno levato allo status di icona del cinema nipponico e mondiale.