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PERSONAL SHOPPER regia di Olivier Assayas

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axel90     7 / 10  14/01/2019 12:26:40Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Finito di vedere si deve fare molto mente locale. La visione è densa, piena di avvenimenti, a tratti quasi trasborda nella narrazione e nel sottotesto (forse è l'unica vera pecca, vista l'ambizione e l'esagerazione di eventi) , ma lo stile registico si rifiuta invece di demandare a qualcosa di troppo barocco. Ci sarebbe da parlare per ore, di quanto il non detto e la funzione intestina della pellicola sia puro ludibrio mentale, ma occorre fermarsi per non rovinare la sorpresa.
La protagonista, Maureen, personal shopper di una diva viziata e introvabile nella Parigi moderna ha anche poteri da medium e cerca disperatamente di mettersi in contatto con il fratello gemello morto per una complicazione cardiaca. Affranta dalla perdita, disillusa da un lavoro che non trova soddisfacente e perseguitata da un contatto anonimo sul cellulare che la interroga continuamente e sembra sapere molto della sua vita, la nostra si trova preda in un delirio paranoico e insoluto che la persegue costantemente.
Il tema centrale sembra girare sull'essenza dell'identità e su ciò che vogliamo diventare. Lo sdoppiamento tra ciò a cui aneliamo e a ciò in cui dobbiamo confonderci è palpabile, dettato dalle nostre esigenze (accettare il lavoro o decidere di lasciarlo), dalle nostre passioni (diventare come chi aspiriamo di essere o trovare da soli la nostra essenza), dalla società (ciò che siamo veramente o solamente il nostro "Io" virtuale, falsamente rappresentativo di noi). Assayas ci aggiunge un tema "fantastico" fatto di fantasmi personali e di visioni di aldilà, lo incorpora con il dilemma futurista della tecnologia, veicolo onnisciente nel nostro periodo al quale il regista sembra vedere con distacco e preoccupazione.
Impossibile non notare la dicotomia tra Maureen medium (tramite tra lei e l'aldilà) e il mass medium (lo smartphone), entrambi solamente latori di informazioni da parte di qualcuno di anonimo, incapaci di dare una vera visione e forma a chi ha esplicitato quelle idee.
Il gioco del doppio è portato all'estremo e si perpetua fortemente anche nella mente dello spettatore cercando di dare una risposta al quesito che Maureen pronuncia alla fine del film.