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QUEL GRAN PEZZO DELL'UBALDA TUTTA NUDA E TUTTA CALDA regia di Mariano Laurenti

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Invia una mail all'autore del commento pompiere     2½ / 10  25/10/2010 16:58:44Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Uno si prepara a godere del titolo-cult più citato nella storia delle commedie scollacciate italiane… e che ti ritrova? Una musichetta sfiancante e uno smunto Pippo Franco che, più maldestro di Fantozzi, sbatte la testa ovunque per tutto il film mentre parla solo di fregna.
Tra cinture di castità e tagliole, la trama (non avrei voluto osare definirla tale, ma al momento non trovo un sostantivo meno qualificante) si dipana in un cinema da medioevo, e non dal punto di vista del contesto storico. Le novelle del Boccaccio non abitano qui. La leggerezza di uno spunto parodistico non abita qui. Nessuno abita qui: tra gli sperduti casolari di campagna dell'alto Lazio, il cinema italiano tocca uno dei vertici più bassi.

Gli uomini o sono impotenti, o ********, o voyeur, oppure desiderosi amanti di tutto ciò che richiama la donna (qualcuno se la sente di azzardare una lettura femminista?), e sono disposti a vivere dentro le botti o sotto il letto, pur di raccattare un bacio e vedere un paio di zinne senza toccarle. Perché il sentimento che domina è la paura, che vince sull'eccitazione e il piacere. Di fronte alla donna, il maschio italico sbava e basta, nell'atteggiamento pecoreccio tipico tanto amato da autori e partecipanti.

L'allegra armata Brancaleone vorrebbe tanto suscitare simpatia e (s)muovere la ganascia, invece atterrisce per le battute ovvie e annoia per una regia inesistente che non ha idea di cosa siano i tempi comici, affannata com'è a mettere in scena una miriade di personaggi stucchevoli. I dialetti romani, pisani e marchigiani non rinvigoriscono la già trascurabile pagliacciata.

Piuttosto che assistere a una parvenza di erotismo stinto, preferisco il porno spinto.