Boromir 9 / 10 11/09/2022 00:00:50 » Rispondi Nagisa Ōshima compie un atto cinematografico che probabilmente solo Cronenberg (Crash) e von Trier (Nymph()maniac) sono riusciti a replicare nei quarant'anni successivi. La brama di piacere collegata all'autodistruzione prende vita senza alcuna censura visiva, fino all'epilogo forse telefonato (parliamo pur sempre di una cronaca storica) ma comunque estremo. I corpi nudi si compenetrano con dissoluta eleganza, riuscendo a dare l'illusione di star assistendo a vere trasposizioni di dipinti Shunga. Questa estetizzazione, che comunque mai rinuncia alla sottolineatura della scabrosità e va in ogni caso di pari passo con la descrizione psico(pato)logica dei personaggi, è ciò che eleva il film da una semplice e ripetitiva vetrina di radicali scene osé.