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L'UOMO CHE UCCISE LIBERTY VALANCE regia di John Ford

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amterme63     7 / 10  23/04/2008 19:58:34Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
John Ford è un altro di quei grandi autori di cinema che riescono a tirare fuori ottimi film sfruttando più o meno gli stessi temi. Anche in questo film lo scopo è quella di esaltare un’epoca chiave della storia degli Stati Uniti, cioè quella della conquista del West e della sua “civilizzazione”. L’intento è quello di richiamare e riaffermare a imperitura memoria i valori e la gente che hanno fatto grande l’America. I suoi film seguono più o meno uno schema fisso. Prima di tutto lo sfondo è quasi sempre una natura maestosa e vergine, piegata dallo strenuo lavoro di uomini coraggiosi, forti e organizzati. Con il loro lavoro riescono a far diventare lande deserte dei giardini, producono ricchezza, portano la civiltà sottomettendo gli indigeni che vivono ancora ad uno stato ferino e violento. Questa comunità di liberi cittadini viene presa come un modello sociale che riassume in sé le ideali caratteristiche fondamentali di tutta la società americana. In genere troviamo i due classici poli opposti (quello duro ma efficace – repubblicano - e quello buono e conciliatore - democratico) che interagiscono e si uniscono fra di loro, insieme a tutta una serie di persone vivaci e pittoresche viste in maniera bonaria e a volte comica. Si tratta di una visione molto idealizzata e stereotipata (il buono in genere è tutto buono e il cattivo tutto cattivo) lontana da quella che era stata la realtà del West alla fine del XIX secolo.
In questo film Ford introduce importanti varianti. Prima di tutto la storia è pervasa da un tono elegiaco, come di tempi mitici ormai trascorsi che non torneranno più. L’esaltazione si fa qui rimpianto. Altra variante è il fatto che la lotta fra il bene e il male si svolge tutta all’interno della comunità americana. Non ci sono gli indigeni, in genere identificati d’istinto con la parte cattiva. Qui la divisione è fra chi vuole instaurare una vita sociale basata sulla legge e sul diritto (i personaggi di Ransom e Tom) e fra chi vuole imporre la forza, la paura e la violenza (Liberty Valance). La divisione è nettissima. Soprattutto il carattere di Liberty Valance è rappresentato in maniera molto (troppo) negativa. Questo ha un suo scopo. Infatti all’interno del polo positivo si fronteggiano due visioni etiche antagoniste: una pacifica che aborre le armi e la violenza e si affida tutta sulla forza del diritto (Ransom/Stewart), l’altra che giustifica l’uso di mezzi estremi e violenti se è il caso (Tom/Waine). Il comportamento di Valance fa sì che anche il mite Ransom si convinca che non si debba disdegnare l’uso di mezzi estremi se necessari (chiara giustificazione della pena di morte). E’ un appoggio implicito alla parte dura, anche se Ford ci suggerisce, con l’esclusione del protagonista violento dalla felicità finale, che questo atteggiamento non deve diventare la regola.
Altra caratteristica è la descrizione minuziosa, quasi realistica dei modi di vivere del vecchio West, altro segno di rievocazione nostalgica. Si introduce poi nel finale l’idea che i bassi giochi di interesse politico siano la causa del decadere di questa “età dell’oro” (addirittura c’è chi per interessi di parte vorrebbe riabilitare il fuorilegge Valance).
Questo film è stato fatto senz’altro con un budget molto più ridotto rispetto a Sentieri Selvaggi. E’ in bianco e nero e mancano quasi totalmente gli splendidi scenari monumentali che erano la forza di SS. Si svolge soprattutto in luoghi chiusi e in fondo si sente la mancanza degli spazi aperti e dell’epopea della natura selvaggia. Questo fatto, insieme ai caratteri troppo stereotipati e quasi manierati, fa sì che il film sia nettamente inferiore a Sentieri Selvaggi. A volte sembra diventare ripetitivo e monotono. Su tutti spicca però la notevole interpretazione fatta da Lee Marvin del personaggio di Liberty Valance. Si vede chiaramente nella sua figura truce e in quella dei suoi scagnozzi, il prototipo dell’eroe dei western all’italiana di Leone. Non è quindi uno dei migliori film di Ford, ma rimane sempre qualcosa di classico e intramontabile.
Marco Iafrate  23/04/2008 22:43:49Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Come sempre ineccepibili i tuoi interventi Luca, probabilmente a livello scenografico e di coinvolgimento Sentieri selvaggi gli è senz'altro superiore, eppure a me, oltre alla componente affettiva che ho sottolineato nel mio commento e che ha sicuramente condizionato il mio giudizio, è piaciuto di più "Liberty" forse proprio per questa atipicità rispetto ai soliti stereotipi dei film western fatti di eserciti, indiani, battaglie e Forti da difendere. Ho piacere comunque che ti è piaciuto lo stesso. Alla prossima.
amterme63  24/04/2008 08:34:37Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ammetto di essere stato di manica troppo stretta con John Ford. Mi sono un po' pentito dei giudizi troppo severi. I suoi film sono comunque opere d'arte, da qualunque parte li si guardi. Grazie Marco.
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  29/11/2009 14:01:50Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
In effetti... io trovo questo film superlativo