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L'UOMO CHE UCCISE LIBERTY VALANCE regia di John Ford

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ULTRAVIOLENCE78     7½ / 10  29/12/2008 21:25:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E’ uno degli ultimi film di John Ford e “si sente”. Si avverte una sorta di aura di malinconia che avvolge i personaggi: soprattutto quello impersonato dal cinquantacinquenne John Wayne, la cui morte sembra quasi decretare la fine dell’eroe dell’epopea western del regista statunitense. Anche il lungo “flashback” ha una valenza evocativa che rimanda alle precedenti “gesta” del Wayne “fordiano”, che qui trovano il loro culmine nel sacrificio del proprio sentimento per il bene della donna amata, ma anche per quello della collettività, la comunità di Shinbone, che finalmente ha la possibilità di riporre la propria fiducia per un futuro migliore in Ransom Stoddard: l’”homo novus” depositario delle cognizioni giuridiche necessarie per il ripristino di una situazione di normalità e legalità. Ma quest’ultima non basta per vincere la brutalità e l’arroganza di chi conosce soltanto le regole della violenza. Non sono sufficienti gli ideali e i giusti principi: per porre fine agli spargimenti di sangue occorre versarne dell’altro, usando gli stessi beceri mezzi dei malfattori che si vogliono eliminare. E ciò che rimane nell’immaginario e nei ricordi della comunità non sono tanto i messaggi e i discorsi improntati all’etica, quanto quelle azioni efferate che, se da un lato sono state patite e sono state la causa di intollerabili sopraffazioni, dall’altro hanno consentito il raggiungimento dell’agognato riscatto sociale. Tutto ciò porta il segno di una intrinseca e insopprimibile tensione alla violenza, foriera sia di pene che di bassi appagamenti. Ed è la stessa violenza a porsi alla base del mito, della leggenda, nella quale non assurge a esempio l’uomo retto identificato nell’immagine di Ransom Stoddard quale propugnatore di un ideale di Giustiza fondato esclusivamente sulla forza delle leggi, bensì l’”l'uomo che uccise Liberty Valance". E se la leggenda è questa, poco importa se essa non sia rispondente alla realtà dei fatti: ciò che vuole e desidera la gente è più forte di qualsiasi verità ("qui siamo nel West, dove se la leggenda diventa realtà vince la leggenda").
I personaggi sono descritti, sotto il profilo psicologico, in maniera molto netta e –a dire il vero- anche un po’ semplicistica, ma questo è relativo se si considera che la “semplicità” è alla base della narrazione “fordiana”, nella quale rileva più il messaggio di fondo che la complessità dell’intreccio.
La pellicola è impreziosita da uno splendido bianco e nero e dalla ottima fotografia di William Clothier (memorabile la sequenza iniziale dell’arrivo del treno).
Invia una mail all'autore del commento wega  29/12/2008 21:32:03Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Insomma ed io che faccio, posto i commenti per essere regolarmente surclassato..aspettane qualcuno almeno!
ULTRAVIOLENCE78  29/12/2008 21:43:13Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Era già in cantiere da tempo...