maremare 5 / 10 28/09/2005 23:54:52 » Rispondi Probabilmente la smania veneziana di avere un film italiano importante, dopo la bufala Chiesa, ha indotto un applauso tanto lungo quanto immeritato al film della Comencini. Come esaurientemente spiegato da illustri colleghi il film precipita proprio in ciò che vorrebbe pariodiare. Trattasi di fiction, non di cinema. La Comencini descrive con stile televisivo un dramma personale, senza riuscire ad elevarsi da una regia monocorde. Quando ci prova (vedi l'episodio finale del treno-bus) sfiora il ridicolo, ricordando un malriuscito scimmiottamento della nota pubblicità felliniana. Non oso pensare cosa ci avrebbe riservato la scena finale (tagliata in fase di montaggio) che ancora fa bestiemmare il produttore per essere stato costretto ad allagare, inutilmente, un enorme studio di Cinecittà. Velo pietoso sulla recitazione della Mezzogiorno, tutte moine e smorfie snob. E dire che per premiare la vera vincitrice di Venezia, la Giuria ha dovuto inventarsi un premio 'al complesso della carriera'...
errata corrige: non me ne voglia Chiesa, mi sono confuso con Faenza...
kowalsky 29/09/2005 14:38:02 » Rispondi Ah ecco... Comunque è un po' triste pensare che "meno peggio" sia indicativo di "meglio" nel cinema italiano (ps ho rivisto Respiro per la terza volta: che bello... possibile che film così siano sempre piu' rari?)
kowalsky 29/09/2005 01:20:44 » Rispondi Sì ma qualcosa in fin dei conti si salva: la figura del padre non è trattata con morbosità, la parte centrale dedicata al viaggio in America, nonostante Lo Cascio mi ricordi sempre piu' un impiegato tanto è impeccabile e pulitino, faceva ben sperare Forse il personaggio della Rocca. Ecco rimane qualche bel frammento, tutto qui..."lavorare con lentezza" non mi è dispiaciuto, sarà che Chiesa è un uomo che ammiro per altri motivi (planet rock/stereodrome docet)
maremare 29/09/2005 08:48:53 » Rispondi maddai il padre sembra una macchietta