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THE EVIL WITHIN regia di Andrew Getty

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     6½ / 10  13/06/2017 09:36:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La malattia psichica si fonde con la possessione demoniaca assumendo l'inquietante aspetto del mitico Michael Berryman, questi, confinato all'interno d'uno specchio, consiglia al povero Dennis di uccidere, unica cura contro gli spaventosi incubi di cui il ragazzo soffre.
Dapprima animali, poi persone, fino a raggiungere i propri cari, tutte vittime potenziali e sacrificali; mentre il demone è metafora dell'oscurità interna, del ritardo mentale sfociante nella follia più violenta, voce subdolamente amica in un mondo in cui l'accettazione va spesso a braccetto con la pena.
"The evil within" è lo sfizio oscuro, imperfetto, felicemente vintage -si vocifera addirittura in parte autobiografico- di Andrew Getty, rampollo di una potente famiglia di petrolieri, che da amante dell'horror ha deciso di autofinanziare il suo progetto. Ed infatti il film denota una certa inesperienza: parecchie le ingenuità narrative e regia non sempre all'altezza: il film tuttavia riesce ad intrigare proprio per il suo essere così atipico, con squarci surreali davvero ammirevoli (a tal proposito si ammiri l'incipit) a supportare una sceneggiatura magari non ferrea ma in grado di rappresentare con una certa forza l'oscurità annidata all'interno del bravissimo protagonista.
Frederick Koehler è davvero fenomenale sia nei panni del ritardato che in quelli del suo doppio intelligente e spietato.
Di certo gli interminabili tempi della fase di post-produzione (si parla di 15 anni circa) non hanno giovato alla pellicola affetta da qualche scollamento, resta però un lavoro allucinato, figlio di una mente a quanto pare non proprio serena e di un corpo dedito al vizio spentosi troppo in fretta. Testamento di Getty "The evil within" è un film da cui si erge palese il tormento concretizzato viaggiando nei desideri più inconfessabili, con un finale tutto da godere ambientato in un teatro, dove realtà e suggestione (come del resto per tutto il film) si mescolano dando vita ad un epilogo davvero ben ordito.