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LA FORMA DELL'ACQUA - THE SHAPE OF WATER regia di Guillermo del Toro

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Invia una mail all'autore del commento mistress999     4 / 10  20/02/2018 01:41:36Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
L'incipit della pellicola di Del Toro ci suggerisce immediatamente un ingiusto paragone con ''Il favoloso mondo di Amelie'' di Jeunet che però permette un'ampia considerazione e valutazione sull'intera pellicola che va oltre il semplice confronto delle similitudini (o delle influenze magari che Amelie ha avuto su questo film, con esiti opposti) . Entrambe le pellicole, in modo molto differente, si soffermano sui ''diversi'', gli ''strambi'' o coloro che la società vede come tali, che non riescono o non sanno esprimersi, sul senso di inadeguatezza, sulle discriminazioni, i maltrattamenti e le incomprensioni che subiscono dall'esterno. Nel primo abbiamo la muta, l'omosessuale, la nera in******* ed il mostro antropomorfo. Nel secondo una disadattata piena di psicosi, un vecchio avvizzito, un ragazzo balbuziente ed uno stalker di fotografie.

Nel dettaglio: in The Shape Of Water abbiamo Elisa, ragazza muta ma non sorda, introversa soprattutto a causa del suo problema, che abita accanto ad un pittore, omosessuale, a cui fa compagnia e di cui si prende cura. Nel film di Jeunet, Amelie è una ragazza introversa, incapace di relazionarsi con gli altri, ancorata ad un modo completamente bizzarro di interpretare e vedere il mondo, che abita nello stesso palazzo di un pittore, vecchio, algido, di cui talvolta si prende cura.
E già qui potremo fare un trattato sulla pessima gestione dei personaggi e sulla scarsa o stereotipata caratterizzazione che questi subiscono in The Shape Of Water ( al contrario di quanto avviene in Amelie) ma andiamo oltre.

Mentre quest'ultimo è stilisticamente un racconto che immerge dall'inizio alla fine in un mondo bizarro, eccentrico, talvolta assurdo, autoironico, con personaggi, prove attoriali e scelte registiche volte ad accentuare, con eleganza, la cifra della ''stravaganza'', delineando alcuni dei personaggi e delle storie d'amore più atipiche mai viste al cinema, The Shape Of Water adotta lo stile della fiaba moderna, optando per una classicità ed una prevedibilità abbastanza americana, una protagonista abbastanza bidimensionale, personaggi stereotipati e ricchi di cliché ( come il super iper nemico, cattivissimo, appena uscito da un qualunque mediocre B movie americano, interpretato da Michael Shannon) e dulcis in fundo saltando sul carro del ''politically correct'', decorando il tutto con carrellate di ruffianerie, sentimentalismo spiccio e tematiche sensibili di facile presa.

Il personaggio di Elisa è quello dell'incompreso, incapace di esprimersi perché privo di voce, che non riesce ad essere accettata e trattata come persona ''normale'' dagli altri. La diversità di Elisa deriva quindi da una condizione fisica (che poi inficia sulle condizioni psicologiche), quella di Amelie da una condizione unicamente psicologica, scaturita da problemi relazionali ed un'infanzia traumatica.
Nella pellicola di Amelie la protagonista dovrà, a suo modo, superare le proprie psicosi e maturare, nel finale, trovando l'amore in uno ''strambo'' come lei, ma per farlo violenterà se stessa per fare cose che mai avrebbe fatto prima e riuscire ad entrare in ''contatto'' con un altro essere vivente che non sia il suo gatto.
Nel film di Del Toro Elisa è scema, come tradizione delle favole vuole, rimane nella sua condizione, finendo per innamorarsi (?) in maniera fin troppo veloce (che si tratti di zoofilia?) di un mostro ( che però ha tratti quasi del tutto antropomorfi) al quale da del mangiare, a cui ha fatto ascoltare musica (entrando con estrema facilità nei super top secret laboratori), per poi finirci a letto (per esattezza in vasca).
''Lui mi vede per quella che sono'' dice Elisa e per questo se ne è innamorata.
Il problema principale di questa ''storia d'amore'' è che il rapporto tra i due (Elisa e Mostro della Laguna 2) assomiglia molto di più alla relazione uomo-animale domestico, basato sull'allevamento, alimentazione e cure, piuttosto che tra due esseri in grado, seppur a loro modo, di comunicare non solo bisogni ma anche tanto altro.

Probabilmente invece Elisa per poter finalmente andare in quarta base (per usare una tipica battuta americana sugli approcci sessuali) aveva bisogno di trovare uno che non sapesse parlare come lei, con il quale non era necessario instaurare un rapporto psicologicamente stimolante, ma che avesse l'unica dote richiesta: la fava.

Mentre Amelie fa delle stramberie la sua forza e la sua cifra (con una raffinatezza tutta francese), in The Shape Of Water queste finiscono più di una volta per far ridere involontariamente, con scelte di sceneggiatura così americane, al limite del ridicolo e del kitsch (su tutte la citazione di ''The Artist'' nella scena del canto di Elisa) da risultare imperdonabili.

In mia difesa, posso dire di non aver mai amato le fiabe proprio per la tendenza alla prevedibilità, al buonismo, al sentimentalismo, ma ammetto anche di aver visto molte pellicole per così dire ''sentimentali'', semplici e ''fiabesche'' che con eleganza e maestria hanno saputo fare degli elementi qui difettosi il loro cavallo di battaglia, Amelie in primis.

The Shape Of Water al mio occhio è risultata dunque una pellicola molto ricattatoria, kitsch, prevedibile, volontariamente ingenua, sempliciotta, americana.