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SWEET COUNTRY regia di Warwick Thornton

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Thorondir     7 / 10  29/03/2023 12:20:00Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Quello di Thornton è un cinema dichiaratamente anticolonialista (che anticipa temi e prese di posizione dell'altro film australiano su tema colonialismo e anche quello con stupro, "The Nightingale" di Jennifer Kent). Politicamente Thornton si schiera e lo fa tramite ciò che decide di mostrare allo spettatore: sappiamo come sono andate le cose. L'intento mostrativo del regista è chiaro e lampante. Meno comprensibili sono semmai quelle scelte di montaggio rivelatore che anticipano inquadrature future: narrativamente la scelta ha poco senso, se non quella forse politica di voler ribadire che non vi può essere salvezza. Il regista inoltre, ben consapevole di poter giocare su scenari e paesaggi da mozzare il fiato, lascia spesso parlare questi e i suoni naturali (non esiste musica): le singole inquadrature sono costruite al loro interno in una molteplicità di piani, i tempi sono dilatati, i dialoghi scarni. Ma se il film è tutto mostrato e lineare, è la scelta registica della scena dello stupro che acquisisce significato: piano sequenza, un personaggio chiude tutte le finestre, cela allo sguardo ciò che sta per accadere e noi spettatori non vediamo: non vediamo non perchè Thornton voglia lasciarci nel dubbio se si sia o meno consumato il fatto ma perché anche quella è scelta politica: non c'è bisogno di mostrare ciò che sappiamo essere stata prassi coloniale e razziale. Complessivamente il film funziona grazie alla sua linearità da purissimo cinema classico e con soluzioni visive un po' estetizzanti ma che indubbiamente esaltano il "materiale" scenografico disponibile. Decisamente meno riuscito l'intento "spiegonesco", quella volontà di voler ulteriormente fugare dubbi sulla politicità del film, fino alle frasi finali di Sam Neill sul futuro del paese.