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L'EAU FROIDE regia di Olivier Assayas

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Marco Iafrate     7½ / 10  14/11/2012 20:14:25Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E' pensiero comune che l'adolescenza sia il periodo più difficile e delicato dell'esistenza, se vogliamo paragonarlo all'arco della vita di una pianta, equivale al momento in cui lo sviluppo delle radici è tale da iniziare ad ancorarla saldamente al terreno e la corteccia che riveste il tronco comincia ad avere sufficiente spessore necessario a difenderla dagli attacchi che dispone la natura.
Se per una giovane pianta le insidie sono rappresentate da vento, gelo, caldo, parassiti, funghi ecc. in un adolescente è consuetudine che a minare la stabilità emotiva sopraggiungano problemi esistenziali, famigliari, scolastici, affettivi e così via.
Gilles e Christine sono due diciassettenni con i problemi comuni a tutti i giovani che hanno l'età in cui non si è ancora avuto il tempo di riflettere sulle proprie esperienze, si amano reciprocamente, ma di quell'amore grezzo e ancora acerbo tipico di chi ancora non sa gestire gli impulsi della vita, gli entusiasmi si alternano a momenti di ira, la tristezza lascia il posto a slanci di insubordinazione, sentimenti come noia e insoddisfazione, a quell'età, portano a compiere azioni che mal si addicono ad una corretta condotta morale, i due vengono sorpresi a rubare dei vinili in un supermercato e la ragazza viene catturata.
Quello che segue è un percorso ad ostacoli sempre più difficoltoso per i due giovani che la macchina da presa del regista segue costantemente da vicino, segue la ragazza entrare e fuggire dall'istituto psichiatrico dove era stata portata per volere del padre, segue il ragazzo nel suo nichilismo e nel rapporto tormentato con i genitori, li segue, insieme, partecipare ad una festa studentesca in un casale di campagna abbandonato dove ci si sballa un po'.
Fondamentale è la scelta del regista di accompagnare il disagio interiore dei ragazzi con musiche di artisti che negli anni 70 (periodo in cui è ambientato il film) sono stati il simbolo di quel disagio, le voci roche di Janis Joplin e di Bob Dylan enfatizzano la capacità di Assayas di rappresentare l'universo costantemente in bilico dell'età adolescenziale.
L'esplorazione della psicologia dei due ragazzi raggiunge il suo culmine quando, insieme, decidono di fuggire da tutto e da tutti, un improbabile allontanamento dalla realtà, sempre meno sopportata, che si traduce in un gran senso di smarrimento, quel vuoto interiore che accompagna sempre chi pensa che le leggi della natura possano aver stabilito qualcosa di iniquo appositamente per lui.
Film struggente. E' così difficile essere felici a vent'anni?