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PATCHWORK regia di Tyler MacIntyre

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7 / 10  24/10/2017 11:12:38Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La forza di "Patchwork" risiede soprattutto nel continuo interagire tra le sfortunate protagoniste, i cui pezzi anatomici, attentamente smembrati e quindi riassemblati dal mad doctor di turno, vengono utilizzati per creare un essere sulla falsariga di quella scaturito dalla penna di Mary Shelley.
Tuttavia più che dalle parti della scrittrice britannica ci troviamo da quelle di James Whale e del suo "La moglie di Frankenstein" (apertamente citato), con tre ragazze, dai caratteri e dai connotati assolutamente opposti, impegnate a ricostruire le loro ultime ore di vita "autonoma" di cui non serbano alcun ricordo.
Jennifer, Ellie e Madeleine sono presentate in scena spesso insieme, impegnate a discutere sul da farsi in un quella che è una proiezione mentale in grado di dare grande brio allo script e far apprezzare la disinvoltura delle attrici (nota di merito per la bionda Tracey Fairaway e per Tory Stolper, interprete anche del poco attraente patchwork umano) , le quali costringono il loro nuovo corpo ai gesti più assurdi, soprattutto quando le idee non collimano. Trattasi quindi di una black comedy piuttosto divertente, con qualche momento gore (buoni gli effetti speciali) e un pizzico di romanticismo.
La necessità di capire sfocia presto nel desiderio di vendetta verso il pazzoide che ha giocato loro questo brutto tiro, non tralasciando, magari, di prendersi qualche rivincita nei confronti di una vita non molto benevola sino a quel momento.
La storia è sezionata in vari capitoli privi di una rigorosa cadenza cronologica, cosa che permette al regista di infondere maggior mistero. L'argomento trito e ritrito non inficia affatto la godibilità della visione.