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IL GABINETTO DEL DOTTOR CALIGARI regia di Robert Wiene

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stratoZ     10 / 10  06/09/2023 13:02:00Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Avete presente la teoria complottista secondo la quale le piramidi in realtà non siano state costruite da una civiltà umana quanto da forze aliene tecnologicamente molto più avanzate perché l'uomo ai tempi non sarebbe stato capace di concepire opere architettoniche del genere? Ecco, io questa teoria la penso del film in questione.
"Il gabinetto del dottor Caligari" non può essere un film umano, non è concepibile che nel 1920, in cui da pochissimi anni si era sviluppata la base di una narrazione cinematografica, e di un montaggio lineare, venga realizzata quest'opera, restando realistici, il film in questione sarebbe stato avanti anche se fosse uscito nei primi anni novanta, ben settanta anni dopo la sua reale uscita.

Da lacrime, questo è quello che mi viene da pensare ogni volta che riguardo quest'opera, vi è racchiusa tutta la bellezza del cinema primordiale, non riesco a non emozionarmi per quello che vedo sullo schermo, dalle componenti principali del film ai piccoli dettagli, dallo splendido primo piano di Cesare la prima volta che si risveglia ai modellini della città usati come sfondo, dai lampioni e le case ricurve immersi nel bluastro di quella che vorrebbe essere una rudimentale fotografia notturna alla porta dello studio di Caligari a forma di trapezio molto allungato, dalla finestrella sgangherata della prigione al ponte pieno di rametti in cui Cesare abbandona la sua vittima dopo il tentato rapimento. Potrei continuare all'infinito ad elencare gli splendidi dettagli della scenografia, tutto stilizzato verso la ricerca di un'atmosfera allucinante e sognante, in perfetto accordo con le scelte narrative del film e la recitazione dei caratteri, sempre con lo sguardo perso nel vuoto, vaganti in una realtà che non da punti di appoggio, Caligari è la rappresentazione del sogno, del delirio, uno dei primi exploit della narrazione soggettiva - non si può dire mai per certo che un film di quel periodo sia stato il primo in assoluto a fare o inventare qualcosa per il semplice fatto che buona parte delle pellicole ormai sono andate perdute -

Inizia tutto con un flashback, l'introduzione della cittadina, trasposta in una maniera che può ricordare una fiaba gotica, con il dottor Caligari che si iscrive alla nuova fiera della città, portando in scena il suo fenomeno, Cesare, una persona affetta da sonnambulismo che dorme ventitre anni, ovvero quando è nato. Cesare si risveglia saltuariamente per leggere il futuro alle persone, predicendone la morte.
Nelle notti successive vi saranno degli omicidi, Cesare e il suo padrone, il dottor Caligari, saranno i primi sospettati.
L'azione del film si svolge molto in questa parte centrale, più investigativa diciamo, è qui che vi è l'intuizione di introdurre il tema del doppio tramite il furbo stratagemma del dottor Caligari di avere un manichino identico a Cesare e mostrarlo tramite la finestra del suo gabinetto per sviare i sospetti - a proposito anche la soggettiva dei personaggi che guardano all'interno è commovente da quanto è bella, con Caligari rannicchiato e il suo sguardo malvagio accanto a dove giace il manichino - da qui nasce anche una delle sequenze più belle del film, il prima tentato omicidio di Cesare con conseguente rapimento di Jane, resa benissimo, ricordiamo che il film è fatto da piani abbastanza lunghi a camera fissa all'interno della scena, con Cesare che spunta dallo sfondo della camera da letto di Jane con lei in primo piano che dorme e si avvicina furtivamente con la palese intenzione di ucciderla, una tensione sempre più crescente, anche data dalle doti registiche di Wiene che fa avvicinare Cesare piano, sempre più piano per non svegliarla, un dilatamento temporale da palpitazioni. E poi tutta la fuga, prima sui tetti, poi sul ponte, stupenda, scenograficamente, registicamente, anche a livello di montaggio ci regala seppur per pochi attimi un montaggio parallelo, con le due azioni che si svolgono nello stesso lasso temporale, il rapimento e i personaggi che guardano Cesare, o meglio il suo manichino, giacente a dormire, ricordiamo che siamo nel millenovecentoventi, ripetete, millenovecentoventi. In realtà il montaggio parallelo sarà riproposto verso la fine del film anche quando Francis andrà ad indagare nello studio di Caligari, mostrando sia lo studio che Caligari dormiente nella sua camera.

Caligari è un film anche figlio della sua contestualizzazione storica, del periodo nero che stava vivendo la Germania alla fine della Prima Guerra Mondiale, sembra quasi un rifugio in un sogno che diventa un incubo, perché le persone non volevano più vivere nella realtà, la rappresentazione così oscura e deformata potrebbe essere uno specchio della psiche e della coscienza del popolo ai tempi, una visione pessimistica sul tempo attuale in cui vi è un rifiuto della realtà.

Ovviamente non è possibile non parlare del colpo di scena finale, altro punto immortale della cinematografia e che, parliamoci chiaro, ispirerà per decenni, no che dico decenni è passato più di un secolo! Il colpo di scena a ribaltare tutto, a dare la conferma che quanto si è visto è tutto frutto di un delirio totalmente soggettivo, la totale distruzione della realtà che si era vista fino a quel momento, proponendo anche una riflessione sulla natura dello schermo cinematografico che deforma, taglia, modella a proprio piacimento la narrazione e i contenuti.
La discesa delle scale del Dottor Caligari, che spunta gradualmente dall'ombra fino a rivelarsi, non più truccato in maniera balorda, vestito elegante e posato da direttore del manicomio personalmente è quasi commovente, l'immedesimazione di Francis, personaggio principale nel personaggio del direttore stesso, con cui condivide la camera in piani diversi di coscienza, è avanti anni luce, un inno al cinema d'avanguardia, all'originalità e l'estro artistico.


Caligari non è solo un manifesto dell'espressionismo, Caligari è la nascita, o meglio sarebbe più corretto parlare di codifica, di un modo di fare cinema che durerà fino ai giorni nostri, non è solo l'influenza sulle avanguardie tedesche, né quella futura su Tim Burton e compagnia bella, è l'immersione totale dello spettatore nello schermo, il viaggio lisergico, l'esperienza sensoriale, l'allucinazione, gli stati di coscienza che diventano narrazione, la soggettività, in Caligari c'è tutto questo, sarebbe inutile citare chi ne è stato influenzato.

Immenso capolavoro, ora vado a piangere ripensando a quelle immagini.