Steppenwolf 9½ / 10 06/09/2010 11:09:33 » Rispondi Il gabinetto del dottor Caligari è un capolavoro, senza se e senza ma. Si tratta del primo horror vero e proprio della storia del cinema ed è stato il primo film ad avermi fatto comprendere la forza espressiva del cinema muto. Si tratta ad ogni modo, al di là di rigide schematizzazioni che vorrebbero vederlo come il primo film onirico della storia, di un caso unico nella storia del cinema. Se si parla di cinema espressionista, questo è non solo il caso più evidente ed attinente alle tematiche dell'espressionismo, ma è anche l'esempio di cinema espressionista più riuscito. Le ambientazioni, gli scenari, sono volutamente costruiti con forme sghembe che ricordano la pittura espressionista, in particolar modo i quadri di Kirchner. La trama è semplice quanto inquietante ed è apparentemente semplice vedere in questo film un enorme esempio di satira sociale, una critica alla repubblica di Weimar. Il popolo tedesco, di cui Cesare sarebbe l'emblema, è dunque controllato nel sonno dai potenti(il dottor Caligari). L'ipnosi del sonnambulo Cesare sarebbe dunque equivalente al controllo delle ignare masse, ancora sconvolte dal primo conflitto mondiale. Questa sarebbe l'interpretazione in chiave sociale/politica del film.
Così fu progettato dal noto Fritz Lang, almeno. Il finale, nel caso di Wiene, smorza fortemente l'allegoria sociale e se questo in un primo momento rappresentò ai miei occhi un difetto, in realtà rafforza l'onirismo della trama e delle vicende. Non è più il popolo dormiente ad essere controllato, ma è la follia a distorcere il tutto... le ambientazioni sono stravolte dalla follia di un ospite di un manicomio che tenta di svincolarsi tramite un riscatto psicogeno/onirico, che anticipa di moltissimi anni quello di C'era una volta in America e Strade Perdute/Mulholland Dr. L'ospite del manicomio ha distorto una realtà inaccettabile(letteralmente e metaforicamente)ricreandola a proprio piacimento e così il medico dell'ospedale psichiatrico diviene il perfido dottor Caligari. Eppure, quel sorriso finale è quasi enigmatico... è stato tutto il sogno di un folle?