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BLADE RUNNER 2049 regia di Denis Villeneuve

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The Gaunt     9 / 10  14/10/2017 19:43:11Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sarò sincero. Avevo il fucile puntato quando ho saputo del sequel di Blade runner. In seguito, alla notizia che Villeneuve avrebbe diretto il film, il dito sul grilletto si è allentato. Villeneuve è un regista con i fiocchi e la recente escursione fantascientifica di Arrival me lo ha confermato. Certamente mi sono detto chi glielo fa fare ad impelagarsi in un film del genere, entrato nell'immaginario mitico della settima arte. Ha molto da perdere e poco da guadagnare. Una sfida coraggiosa piena di insidie e rischi, tuttavia ben ripagata.
Villeneuve riparte dal Blade runner del 1982, non può fare altrimenti, ma non rimane invischiato dalle trappole nostalgiche o dall'eccessivo citazionismo. Blade Runner 2049 è la naturale evoluzione dell'originale. Evoluzione realistica anche se può sembrare un termine paradossale, quando si parla di fantascienza.
Si allarga lo sguardo a livello visivo. La notte eterna del 1982/2019 non è più il fattore dominante che con i suoi giochi di luci conferiva quel tono così noir al film di Scott. Quello di Villeneuve è un film meno cupo, semmai è più grigio come i polar, in cui naviga K, tra una luce fredda di un giorno perennemente coperto dalle nubi di smog, agli scenari post apocalittici del deserto e delle discariche di rifiuti.
E' un umanità morente, indistinguibile dai replicanti stessi, in cui di vivo negli umani c'è solo l'odio per questa razza che, a differenza di quella umana, si sta evolvendo e prendendo coscienza di sè stessi. Una crisi di identità che K si trova ad affrontare, ed ogni tappa del suo viaggio corrisponde ad un tassello di puzzle aggiunto o anche tolto a seconda delle svolte narrative, che la coppia Fancher/Villeneuve orchestra con una certa maestria e dimistichezza.
Un mondo che non offre certezze assolute dove esseri con codici di DNA e macchine con codici binari possono anche amare allo stesso modo. Corpi senza un'anima e anime senza un corpo.
E' un universo molto complesso e stratificato, pieno di fascino e contenuti, valido a livello visivo anche perchè c'è meno CGI di quanto mi aspettassi e molta più scenografia "classica" (non per niente ho visto tra i credits Syd Mead).
Il parco attori si dimostra all'altezza. Detto dell'evoluzione di K. e delle ottime presenze femminili, il Deckard di Ford in un certo senso è il vero deus ex machina del film. Nel suo agire passato modella i destini dei personaggi del futuro, a differenza dell'arroganza semidivina di Wallace. Menzione particolare per Dave Bautista, già bravo in entrambi I guardiani della galassia, ma bastano i cinque minuti iniziali (più il corto Nowhere to run) per sopravanzare tutto ciò che ha fatto a livello attoriale. Sofferenza e dolore di un replicante che ha assistito al miracolo e input decisivo per il percorso stesso di K. La batista-bomb della sua carriera attoriale, senza dubbio.
Non mi aspettavo un film così riuscito, degna evoluzione del Blade runner di Scott.
Invia una mail all'autore del commento kampai  15/10/2017 08:06:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ah ah ah ah, te lo avevo detto mi pare.😊
The Gaunt  15/10/2017 14:48:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Lo so. Però sono come San Tommaso...:)