caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

BLADE RUNNER 2049 regia di Denis Villeneuve

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     8½ / 10  01/03/2018 10:07:20Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Meno rivoluzionario rispetto al capolavoro di Ridley Scott, in perdita anche a livello di enigmi in quanto più "spiegato", il nuovo "Blade Runner" è comunque un signor film, capace di agganciarsi al predecessore (a mio avviso una pietra miliare nella storia del cinema) in maniera intelligente sia a livello narrativo che visivo.
Trent' anni sono passati da Deckard e la Tyrell, un nuovo androide ha preso il posto dei difettosi Nexus 8, uno di essi lavora come agente di polizia chiamato a ritirare i vecchi modelli. Un miracolo nel deserto californiano spalanca nuove porte sull'evoluzione e sull' identità, da sempre cruccio dell' essere creato e non nato. Le esortazioni all'insabbiamento non attecchiscono e ancora una volta il replicante si ribella al sistema. Il dualismo tra essere sintetico e umano trova confini più labili, mentre scenografie urbane oscure e piovose fanno da scenario opprimente alla ricerca radicata in quel passato estrapolato con accortezza dall' originale.
Visivamente magnifico -splendido il lavoro fotografico e scenografico- con un'espansione geografica riuscita dalla nota Los Angeles distopica, "2049" rispetta l' approccio noir in gradevole equilibrio tra azione e sentimento, non scava eccessivamente negli aspetti morali e filosofici e pur non vantando antagonisti iconici come poteva essere Roy Batty, trova nella straziante ricerca dell' io il senso di un avventura in cui Harrison Ford dice ancora la sua alla grande, mentre Ryan Gosling ne rileva con riverenza il posto, risultando magari non il massimo dell'espressività ma dimostrando di essere adattissimo ad un ruolo in cui l' emozione è soffocata dalla natura artificiale.
Le pulci si possono fare alla soundtrack, spazzata via dalle immortali note create da Vangelis, e ai personaggi femminili non particolarmente incisivi. Anche se poi l' idea alla base di Joy è ottima (a differenza dei personaggi interpretati da Robin Wright e Sylvia Hoeks), come indimenticabile e probabilmente non destinata all'oblio è la scena d'amore tra questa atipica A.I. e il protagonista. Snodi aperti verso soluzioni future fanno sperare in nuovi sviluppi, se il risultato è questo attendere trepidanti non è peccato. Si spera solo di non dover aspettare di nuovo più di tre decenni.