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POSSESSION regia di Andrzej Zulawski

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ULTRAVIOLENCE78     5 / 10  08/04/2009 18:33:48Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Encomiabile l’idea sottesa al film: la reificazione delle angoscie, degli incubi e dei mostri interiori, nonchè delle ossessioni psicologiche rivenienti dalla relazione col partner, che sfociano in una crisi irreversibile enucleata dalla messa-in-scena del doppio (parte sana e malata del soggetto). Idea però dilapidata malamente, perchè messa al servizio di una risibile effettistica, di iperboli narrative e qualche didascalismo (i visi dei protagonisti vengono inquadrati così tante volte da risultare quasi irritanti), i quali finiscono per menomare sensibilmente la fascinazione che poteva scaturire dall’ermetismo e dalla vena malsana e patologica della storia.
Il potenziale insito in “Possession”, cioè la rappresentazione del rapporto di coppia che degenera in una funesta e (auto)distruttiva follia (come esplicita la bella –questa sì- sequenza finale) si smarrisce tra isterismi compulsivi (Isabelle Adjani strilla come un’ossessa per almeno metà del film), pupazzoni tentacolari (direttamente dalla mano portentosa di Carlo Rambaldi: il creatore di “Alien” e di “E.T.” per chi non lo sapesse) e una sequela di evitabilissime forzature (“ex multis”: l’osannata scena del tunnel della metropolitana, con annessi richiami all’iconografia cristiana). Anche le musiche e le cantilene rivelano un didascalismo di fondo, che rischia di demandare le emozioni più ad altri espedienti che non alle immagini in sé.
Si salvano l’ottima interpretazione di Sam Neill, l’atmosfera decadente della Berlino dei tempi del muro (che rimanda altresì alla metafora sulla incomunicabilità di coppia), la trovata registica del fotogramma del cristo in croce come segno della inconciliabilità tra fede e male (teodicea), e tutta la succitata sequenza finale, che si conchiude col gioco di chiaro-scuri (altro richiamo ad una ambiguità persistente) sul bel viso della protagonista, incarnata da quella che sembra essere la parte (buona) sopravvissuta alla crisi coniugale (conclusione conciliante? O tragedia ineffabile culminante con il suicidio del terzo?).
In defintiva, il lavoro di Andrej Zulawski mi ha deluso perché ostentatamente urlato, ridondante e piegato ad un facile effettismo. Nell’alveo degli horror-psicologici, pellicole come “Eraserhead” e “Rosemary’s baby”, per fare due esempi, sono a mio avviso di un altro pianeta…