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POSSESSION regia di Andrzej Zulawski

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Angel Heart     5 / 10  07/06/2012 17:25:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Opera controversa, scioccante e decisamente spiazzante, difficile da catalogare in un genere ben preciso, scritta dal regista polacco Zulawski nel bel mezzo del suo turbolento divorzio dalla moglie (e si vede).
Per definirlo si potrebbero usare svariati aggettivi: morboso, malato, squallido, perverso, misogino, rivoltante; ma sono tutti termini che non stuzzicano per niente (al contrario di un Cronenberg primi tempi o un futuro "Velluto Blu" di Lynch) se la sostanza di base è inconsistente, confusa ed autocompiaciuta come nel caso di "Possession", film delirante che fa perno su una sequela di immagini effettistiche e disgustose messe lì senza una ragione ben precisa se non quella di inorridire il più possibile lo spettatore (tormentato da mille dubbi già dopo dieci minuti di visione).

Il film parte comunque bene: assistiamo ad un ritratto autentico di paranoia e follia derivante dal tradimento della moglie (Adjani, pessima) ai danni del marito (Neill, eccellente) che l'ha sempre data per scontata. Qui il lavoro, sebbene già confuso, è decisamente riuscito: incapacità di accettare la situazione, autolesionismo, costernazione, e discussioni tipiche del caso; lo spettatore rimane sbalordito (e spiazzato) dalla veridicità degli eventi e delle reazioni dei protagonisti. Questa la parte "drammatica", e diciamo, più riuscita del film.
Poi entra in scena la parte horror, e qui, assurdità, splatter, incoerenza, religione e sovrannaturale prendono il sopravvento su tutto il resto: lo spettatore viene tartassato da una miriade di sequenze incomprensibili, da dialoghi senza capo nè coda, e, come già detto, da immagini rivoltanti che sicuramente colpiscono per la loro brutalità ed efferatezza (come la già citata scena della metropolitana) ma che stringi stringi non dicono e non lasciano proprio nulla se non un gran senso di disgusto. Ad "addolcir" ancor più la pillola, un ritmo davvero piatto e una tremenda Isabelle Adjani che strilla, urla e si contorce come un'ossessa per tutta la durata (roba che anche Linda Blair, a confronto, è una dilettante) in una maniera che irritante è davvero dir poco (tanti ovviamente hanno scambiato questa forma di epilessia per inimitabile bravura).
Una gran confusione che non può far altro che portare lo spettatore alla noia e al disinteresse più totale; ma, vuoi per masochismo o per pura curiosità, quest'ultimo non potrà fare a meno di vedere (a gran fatica) dove sto delirio vuole andar a parare.
Da salvare rimangono solo l'ottima interpretazione di Neill (futuro John Trent del capolavoro "Il Seme della Follia" di Carpenter), la fotografia della Berlino grigia e spettrale pre-caduta del muro, le musiche, e infine, gli effetti speciali a cura di Carlo Rambaldi ("Alien", "E.T.", "Profondo Rosso").
Sul resto mi sono già espresso quanto basta.

Conclusione: un film che marcia sopra le immagini disgustose e il suo voler essere enigmatico, ma che in realtà annoia a morte e basta. Peggio ancora, non ci si capisce un dannato cazzò.

Sopravvalutato oltre ogni limite.