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DODES'KA-DEN regia di Akira Kurosawa

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elio91     9 / 10  05/06/2011 11:25:12Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Kurosawa aveva ragione... il film che si rivelò un flop e lo portò ad un passo dalla morte per suicidio in realtà è una delle massime espressioni artistiche del regista; tra le opere che indagano a fondo l'animo umano nella miseria è la punta più alta mai toccata dal nipponico e se Kurosawa voleva omaggiare Dostojevskij e riprenderne i temi bastavano le ottime prove precedenti ma questo film è la conferma di come si possa toccare lo stesso tema più volte restando sempre originali o addirittura migliorandosi. Assurdo come possa essere stato alla sua uscita un fallimento,e comprendo benissimo la depressione di Kurosawa che lo porterà a tentare il gesto estremo: in Dodes'ka-den c'è davvero la sua anima.

è il primo film a colori per il regista e ne sfrutta appieno i cromatismi: indimenticabili le scene di fantasia del vagabondo padre che racconta al figlio disgraziato la casa che costruirà un giorno; qui i toni sono variopinti e gioiosi e vanno a cozzare con lo sporco e la decadenza trasandata degli ambienti in cui provano a vivere i due,per poi arrivare ad una trasfigurazione fisica impressionante ed abominevole quando la morte si avvicinerà (il colorito del figlioletto asumerà sempre di più un colorito bluastro impressionante).
è anche il primo film senza Mifune,compagno di un sodalizio indimenticabile. Spiace quasi dirlo ma la sua mancanza non si sente e Kurosawa ha dalla sua un cast di attori meravigliosi.

Non è da tutti raccontare così la miseria e l'umanità che si nasconde in essa. Il film non ha una sola storia ma tante che messe insieme ci offrono varie sfaccettature di vite disperate che tentano di affermarsi all'interno di un ambiente desolato e dimenticato da tutto. E se inizialmente tutto assume i caratteri grotteschi e tragicomici di una commedia dell'assurdo con il ragazzo che guida un treno che non c'è o il marito di famiglia sommerso da tic assurdi o gli ubriaconi che si scambiano le mogli,via via il significato delle cose cambia e tutto diventa più chiaro e struggente. Ogni storia è perfetta e per quanto su alcune ci si soffermi di più rispetto ad altre ognuna riesce a comunicare un desiderio di vivere nonostante tutto che colpisce.
Come dimenticare il padre di 5 figli non suoi che racconta che cosa significa essere padre? E lo stoicismo e la rettitudine di un vecchietto che tenta di fare ciò che è giusto con l'arma della gentilezza? Ci sono ovviamente anche storie di squallore e violenze ma la pietà di Kurosawa e la sua capacità di aver trovato lirismo nelle situazioni più impensabili colpisce oggi come quarant'anni fa,anche se all'epoca fu certo frainteso molto di questo lavoro se non tutto.
Ed ecco che si arriva al finale dopo che abbiamo conosciuto e salutato (in alcuni casi con la morte) una galleria di personaggi indimenticabili e da quel sentimento di riderci su che si aveva all'inizio,tutto cambia nel finale e il sorriso beffardo si trasforma in quello di una persona che ha capito.
Sul ritmo ossessivo di "Dodeskaden-Dodeskaden" il ragazzo torna a casa sua col suo treno immaginario,forse l'unico ad aver realizzato davvero i propri sogni dato che ci vive dentro. I disegni alle pareti coloratissimi e infantili ora hanno un significato di speranza,magari una speranza inutile ma è l'unica che rimane per chi è buttato in un angolino del Giappone e lasciato da parte perché pensato come una cosa senza valore.
Uno dei capolavori del regista senza dubbio.