crayon 6 / 10 09/08/2012 16:43:30 » Rispondi Non è che se lo scrivi all'inizio, allora le scene diventano reali.
Questa è l'unica chiave di lettura interessante che ho trovato per questo cult. Una riflessione anarchica, reazionaria, sarcastica e irridente al concetto di verità, che fa leva in modo molto potente (anche a leggere i commenti qui su filmscoop) sulla voglia di vedere il macabro, il godimento nello scovare il raccapricciante,il diverso, ciò che non possiamo mai vedere. Una ben congegnata opera di mistificazione della realtà, che passa in modo non delineabile dal vero al verosimile, al falso.
L'obbiettivo di Jacopetti&Co. mi sembra quasi voler essere il Nietzsche del giornalismo globale che negli anni '50 e '60 esplodeva con la larghissima diffusione di reportage e documentari antropologici. Ma questo tentativo è fallito per autocompiacimento, per essere caduti gli autori stessi nella trappola del modo più semplice: darein pasto allo spettatore un bel piatto di m*rda audiovisiva. E così e è venuto fuori addirittura tutto un filone. Inoltre alcune blocchi sono realmente noiosi:
Quello sulle vacanze hawaiane degli americani è veramente senza senso. L'unica spiegazione è che sia solo un marchettone dovuto a qualche finanziatore con affari nel turismo hawaiano.
tutta la sequenza sulle radiazioni nell’isola dei test nucleari con i pesci sugli alberi e gli uccelli sottoterra; il pesce cane con il riccio in bocca, gli aborigeni in costume tradizionale che fanno la comunione e il segno della croce; quello introduttivo con le donne che assaltano l’uomo; le bagnine che fanno la respirazione bocca a bocca.
Tutto ciò potrebbe essere solo ormai storia del cinema ma invece mi va di rilanciare con questo film un tema che oggi è esasperatamente più importante di allora: la verifica delle fonti di informazione. Il web si sta riempiendo sempre più di informazione spazzatura, alcune delle quali vengono alimentate dai fruitori esattamente come in questo film si è portati a credere di aver visto un film etnografico. Basti pensare alla infinità di bufale che rimbalzano da una bacheca all'altra su Facebook, o alle informazioni date alla spicciolata sui quotidiani online nelle colonnine di "curiosità" dal mondo. Questa spazzatura fa leva sui nostri istinti più profondi, quella che ci attiva (a noi maschi quantomeno) quando vediamo una foto di una donna nuda o in bikini sui giornali (on line o meno), qualla che fa bypassare il controllo critico del nostro cervello, pur di ottenere una gratificazione ancestrale.
Menzione speciale, che alla fine mi fa dare la sufficienza al film, la colonna sonora magistrale di Riz Ortolani: storia di uno stile italiano.