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READY PLAYER ONE regia di Steven Spielberg

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dagon     6½ / 10  08/04/2018 20:47:08Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Come per il romanzo di Cline da cui è tratto, il (quasi unico) motivo di godimento è il diluvio di citazioni ed easter egg di cui il film è pieno, fino a debordarne. In questo senso andrebbe forse visto addirittura frame by frame, tanto quasi ogni fotogramma ne presenta, in maniera più o meno evidente. Come nel caso del libro, al di là dell'estremo (e innegabile) piacere nerdico, non ci trovavamo di certo di fronte a un grande romanzo, così la sua trasposizione cinematografica è tutto fuorchè un gran film. Posto che molte cose del romanzo sono cambiate, anche troppo pesantemente, quest'opera Spielberghiana è, sorprendentemente, completamente priva di magia, cosa probabilmente imputabile anche alla scelta estetica della Computer Grafica. Ovviamente, il film non sarebbe stato possibile realizzarlo con altra tecnica, ma, nell'ambito della stessa, non ho apprezzato per nulla il rifarsi all' "estetica" alla Zack Snyder o Hobbittesca. Kaminski poi ammorba con i suoi soliti bianchi sbavati e affligge gli occhi con un abuso di lense flare che non si trova nemmeno in tutti i film di J.J. Abrams messi insieme. Ok omaggiare lo stile di alcuni direttori della fotografia del tempo, come De Bont e Daviau, ma il troppo stroppia. Ciò può dirsi un po' di tutto il film, che è talmente sopra le righe e strapieno (overstuffed, direbbero gli americani) che, dopo aver divertito all'inizio, alla lunga stufa anche un po', portando verso l'indigestione. Per certi versi, mi ha ricordato soprattutto "Last action hhero". Difficile dire dove finisca la regia di Spielberg e inizi quella dei tecnici della ILM ecc.
Abbastanza anonimo il cast, in cui anche Mendelsohn gigioneggia eccessivamente.
Per chi, come me, quell'epoca l'ha vissuta, è chiaro che il divertimento nell'andare a beccare l'easter egg nascosto è comunque impagabile (ma allora, se questo diventa il senso del film, siamo più di fronte a qualcosa di altro): dai più ovvi ai più sottili, sapendo che per ognuno che si coglie, se ne sono persi almeno altrettanti. In più è godibile vedere scontri cross-over tipo

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Momento clou, in cui si ha forse un'idea di come si sarebbe potuto sfruttare il tutto in maniera più sottile e meno fracassona, è quello dedicato a

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Per quanto riguarda l'adattamento italiano, non ho capito qualche scelta, tipo menzionare "Silent Running" con il titolo originale e non con il nostrano "2002: la seconda odissea", peraltro in un film in cui, nelle scene digitali, le scritte sono state modificate in italiano.
Insomma, un gran calderone con alcune cose decisamente buone e (molte) altre no.