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DOPPIO AMORE regia di François Ozon

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olikarin     7 / 10  09/10/2018 02:47:19Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Credo che in "L'amant double" ci sia troppa carne al fuoco e per questo perde di efficacia. Ma, d'altro canto, presenta delle caratteristiche notevoli: la soggettiva iniziale della vagina cui si sovrappone l'occhio così fortemente espressivo della protagonista è poesia pura. Il particolare dell'occhio richiama "Un chien andalou" di Buñuel. Ozon cita i grandi maestri della storia del cinema: come non pensare al maestro Hitchcock di fronte alle inquadrature della scala a chiocciola, così maestosa nella sua bellezza? Ma c'è anche qualcosa di Polanski: la vicina di casa invadente ed inquietante, elemento già visto e rivisto ne "L'inquilino del terzo piano" ma soprattutto in"Rosemary's baby" (la ragazza ha anch'essa i capelli corti e la pancia che si gonfia sempre più).

Forse il problema è che Ozon mescola troppa roba sebbene non si possano negare scelte di regia davvero splendide, come quella iniziale sopracitata, la tecnica del fuori fuoco per cui è sfuocato ciò che sta in primo piano e scandito da contorni netti e perfettamente a fuoco ciò che sta sullo sfondo. Oserei definire delicato e raffinato lo stile di Ozon (come nell'elegantissimo "Frantz"). Con questo film sperimenta qualcosa di nuovo con tanto di elemento splatter, anomalo nel suo cinema (ma, alla fine, ci può stare). Protagonista è nuovamente Marine Vacth come nel bellissimo "Giovane e bella". L'elemento della seduzione torna anche qui ancora più forte ma portato quasi alle estreme conseguenze, nonostante la diversità delle due storie.

Le tematiche trattate sono interessanti ma non nuove, basti pensare a quanto il tema del doppio fosse forte nel cinema di Hitchcock. Ma nel 2018 è difficile inventare qualcosa di totalmente nuovo, è umano attingere alla tradizione precedente, tutto sta nel saperlo fare in maniera originale. Il film è ricco di simbologie: specchi, sdoppiamenti, gatti imbalsamati. Tutti elementi che fanno di quest'opera una pellicola difficilmente inseribile in una categoria: un thriller psicologico che risulta troppo thriller in certe scene e troppo psicologico in altre, aggiungiamoci pure l'effetto splatter e buonanotte. Forse avrebbe dovuto puntare su un'unica direzione o, per lo meno, conciliarle meglio. In sostanza ha momenti di grande tensione che suscitano grande curiosità, (avvincenti le scene con Jérémie Renier nei panni di Louis), istanti di vera e propria goduria a livello visivo e poi tempi morti (non annoiano, però allentano la suspense).

Insomma, "L'amant double" è un buon film ma non riesce a spiccare nonostante abbia, a mio avviso, tutti i presupposti per essere molto di più. Forse mi aspettavo troppo da Ozon, certo non è un problema suo la mia aspettativa. Mi è piaciuto ma c'è qualcosa che non mi torna del tutto, alla fine lo spettatore riceve delle spiegazioni ma continua ad avere dei dubbi. Non si tratta di "finale aperto", ci sono proprio cose che, se sviluppate a fondo, avrebbero potuto rendere il tutto più affascinante e completo. Ma i pregi ci sono: soprattutto nella regia che, con quelle panoramiche lente e zoom avanti e indietro, accresce la tensione; la buona recitazione e gli sguardi talvolta alienati talvolta angoscianti dei vari personaggi; la colonna sonora efficace ma non fenomenale; infine le riflessioni, su noi stessi, sulle emozioni contrastanti, sulla sessualità, sui traumi irrisolti, sulla solitudine. Ma ciò che resta, al di là di tutto, sono due corpi che vanno all'unisono e una manciata di vetri rotti.

"L'amant double" merita di essere visto, non fosse altro per la prima scena. E, comunque, uno dei momenti più tristi è il taglio dei capelli della protagonista. Tranquilli, non è uno spoiler. Ozon, mi raccomando, non deluderci..