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MANDERLAY regia di Lars Von Trier

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Invia una mail all'autore del commento balzac20     7 / 10  01/11/2005 15:57:30Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il secondo film della trilogia aumenta di molto il carico di messaggi diretti allo spettatore.
Rispetto al primo in cui forse l'ipocrisia e la falsità (in versione semplicistica) divenivano l'oggetto del film stesso (unite a tutta una serie di altre argomentazioni) adesso vengono presi di mira tutta una miriade di aspetti.
E oltre all'apparente primo punto di discussione riguardante il razzismo, se ne innestano altri che in alcuni casi arrivano ad assumere un valore anche maggiore del primo:
libero aribitrio che deve coesistere con la necessità di istituire e rispettare delle regole per la convivenza sociale(questione già presente in dogville), condizione femminile (la figura di Grace che tenta fin dalle scene di apertura del film di "affrancarsi" dal padre, rifiutando con forza e determinazione di seguirne le orme o i consigli per inseguire un ideale tutto suo, ma che finisce inevitabilmente- con sua grande delusione- per tornare alla ricerca dell'ala protettrice paterna, sentendosi tradita proprio da quell'ideale tanto strenuamente inseguito e miseramente fallito), desiderio di interpretare ciò che si vede secondo i propri gusti, politicamente parlando è possibile percepire la volontà di Grace di istituire (con la forza!!!) un sistema democratico in un luogo dove la democrazia non è presente come un parallelo della politica americana attuale, e proprio come con la politica americana attuale non è detto che la democrazia possa essere trovata "gradevole" da chi si trova a "giovarne" e fatica ad abituarsi alla nuova condizione.
L'applicazione della democrazia che una volta messa in atto porta alle estreme conseguenze e costringe chi l'ha promossa a compiere atti che non condivide in nome del rispetto di una norma sociale "superiore" (che si scontra dunque inevitabilmente con il concetto di libero arbitrio), la pena di morte che viene messa in atto per volontà popolare proprio "grazie" alla democrazia.
Il senso di colpa dell'occidente che perseguita Grace quando decide di non considerare gli abitanti di Manderlay come singoli individui ma come vittime della schiavitù, privandole del concetto di libero arbitrio e rendedole sempre oggetti che subiscono senza una capacità propria di discernere e interagire.
Così facendo, in una sorta di paradosso, Grace cade nell'errore che fin dall'inizio cerca in tutti i modi di evitare e di combattere (considerare gli individui nient'altro che inanimati elementi appartenenti a categorie specifiche, nient'altro che numeri)

La struttura del film è in realtà abbastanza diversa dal primo, dove a fronte di un crescendo di situazioni fortemente coinvolgenti si arrivava al confronto finale col padre che conduceva direttamente alla morte del villaggio.
In questo caso invece viene seguito il percorso contrario: una discussione filosofica con il padre fa da apertura per tutto ciò che si svolgerà in seguito.
La scelta, forse inevitabile, paga però un prezzo sostanziale: si perde molto del coinvolgimento emotivo che era presente nel primo capitolo e che si conquistava scena dopo scena.
Infatti in questo caso viene subito offerto un messaggio freddo e asettico che ci comunica fin dall'inizio quello ci dobbiamo attendere e quali sono le intenzioni di Grace.
La filosofia, la didattica e le metafore a questo punto vengono utilizzate in abbondanza per comunicarci quante più cose possibili.
Alla fine capita di avere la sensazione che il film diventi anche didascalico.
Per quanto riguarda la protagonista: la seppur brava Bryce Dallas Howard perde un po' di quella carica di intensità che aveva contraddistinto la Grace interpretata nel primo capitolo dalla Kidman; ma forse anche questo rispecchia un'evoluzione del personaggio rispetto al primo film.
La Grace che ritroviamo in Manderlay appare infatti molto più determinata e meno fragile emotivamente di quella vista in Dogville, probabilmente anche come conseguenza di tutto ciò che il personaggio ha dovuto passare nel primo capitolo.
Gli altri attori riescono a mantenersi a livelli molto alti (anche se ho sentito la nostalgia di James Caan come padre di Grace).



Appunto finale: Von Trier ha girato una scena nella quale l'asino viene ucciso per dare da mangiare alla bambina morente. L'asino è stato effettivamente ucciso (con grande disappunto della Protezione Animali e mio).
Ma per aggiungere perplessità a contrarietà, il regista ha deciso in seguito di tagliare la scena a causa delle proteste degli animalisti.
A quel punto tanto valeva...