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MANDERLAY regia di Lars Von Trier

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Terry Malloy     8 / 10  23/12/2011 01:39:29Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Molti anni fa vidi Dogville e rimasi impressionato da questo superbo mix cinematografico di ideologia e arte, di forma e contenuto così stranamente rappresentate. In "Manderlay" si ha tutto ciò senza l'effetto-sorpresa. Sappiamo già tutto e la scenografia non ci stupisce. Allora ci soffermiamo di più sulla storia che questa volta ha deciso di raccontarci LVT, e la troviamo assolutamente concorrente a quella di "Dogville". O perlomeno io l'ho trovata tale. Sarà per i ricordi ormai sbiaditi, ma non ho trovato in questo secondo episodio la stanchezza di cui ho letto in molti commenti. La Howard oltre a essere di una bellezza sconcertante offre una prova indimenticabile (non ricordo Nicole davvero, e forse mi son goduto Manderlay anche per questo), e i suoi comprimari non son da meno (Glover, Kier, Defoe, Barr etc etc). Von Trier ha realizzato un'altra trilogia nella sua carriera, quella europea, tranquillamente da sbattere nel cesso. La trilogia americana (che ancora non è completa) è invece una rara perla cinematografica, anche se di Von Trier ho preferito altro. Difficilissimo trovare in giro un regista con una filmografia così coerente, così strutturata. Un regista in grado di trasferirsi simbolicamente in America (e come l'ha fatto!!!!) e svelarne, con uno svolgimento narrativo tipicamente proto-americano (più che in Alabama, sembra di essere nel New England di Hawthorne, nella rigida America dei Padri Pellegrini), gli aspetti più scabrosi e contradditori. Lars si è discostato dal suo Dogma, ma Manderlay, come Dogville è sicuramente un film-donna (come da Manifesto), e il personaggio di Timothy è sicuramente lo stesso regista che stupra il suo film sottomettendolo. Ho già detto che ho preferito altro di questo immenso regista, tuttavia questo film è sicuramente una gioia per gli occhi, nonostante la durezza e la cattiveria della storia. Come al solito impeccabile il doppiaggio.