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L'UOMO SENZA PASSATO regia di Aki Kaurismaki

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amterme63     7½ / 10  07/09/2012 21:58:25Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Nonostante che tutti i film di Aki Kaurismaki si assomiglino un po' fra di loro, quelli degli anni '90-'00 sono differenti come spirito rispetto a quelli degli anni '80. In generale si nota maggiore ottimismo e fiducia, spesso finiscono con un finale positivo. Questo non vuol dire che siano peggiori, solo che sono diversi, colpiscono meno, lasciano un segno più "leggero" in chi guarda. "Ariel" e "La fiammiferaia" erano dei film molto duri, dei veri e propri pugni nello stomaco. Nella loro impassibilità e distacco affondavano nella disperazione umana con un'intensità e una forza che un film drammatico ed emotivo non avrebbe mai raggiunto.
La svolta avviene con "Ho affittato un killer", in cui per la prima volta si dà valore alla vita in sé, nonostante le difficoltà esistenziali, dove ci si rende conto che esiste la possibilità di trovare solidarietà e aiuto da parte di una o più persone, dove la speranza diventa concreta possibilità di ricominciare in maniera diversa.
Ne "L'uomo senza passato" questo atteggiamento tutto sommato positivo e "ottimista" diviene molto evidente. Addirittura Kaurismaki arriva quasi a idealizzare una certa situazione estrema di vita (quella dei reietti e dei mendicanti), rendendola quasi "positiva", umanamente migliore rispetto a quella di chi è più benestante e "perbene".
In qualche maniera si riallaccia al pensiero di Dostojevskij, evidente anche nei risvolti religiosi che il film sembra prendere (l'Esercito della salvezza è visto come composto da gente semplice e quasi ingenua, non da propagandisti inquadrati e fanatici). A me questo film ha fatto pensare a Dodes'kaden di Kurosawa. Solo che nel film di Kurosawa non si nascondeva il lato negativo dell'indigenza, mentre qui sembra quasi rimosso a favore di una visione quasi da commedia di un modo di vivere in sé non molto gradevole. E' il tocco leggero e disimpegnato di Kaurismaki che ogni tanto esce fuori e che "alleggerisce" le sue visioni estreme.
In ogni caso, nonostante l'aspetto a commedia del film, la scelta di campo etica è netta: tutto quello che ha a che fare con le istituzioni (polizia, collocamento, banche) è visto in una luce molto negativa. Il mondo "ufficiale" è prigioniero di se stesso, reso inumano e spietato dalla burocrazia e dall'indifferenza. Molto meglio chi vive di espedienti, ai margini, chi si arrabatta come può: queste persone sono infinitamente più ricche (dal punto di vista umano) di chi è "rispettabile".
Anche dal punto di vista estetico la scelta controcorrente di Kaurismaki è netta: alle bellezze artificiali e perfette, ai visi giovani e levigati si preferiscono le faccie vissute e rugose, i denti cariati, le mani callose e i vestiti cenciosi. Anche gli intrattenimenti sono di quelli semplici e senza pretese: niente effetti speciali, lustrini, un po' di vecchi ritmi, la musica popolare.
In linea con la scelta idealizzatrice, il finale lascia "soddisfatto" lo spettatore facendo intravedere il coronamento di un sogno, il realizzarsi di una speranza. Il mondo non è a misura di persona, ma ancora si possono ritagliare angolini in cui salvarsi.
Film tutto sommato piacevole e ben girato. Bravissimi gli attori.