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IL GUSTO DELL'ANGURIA regia di Tsai Ming Liang

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     7 / 10  06/05/2010 23:56:10Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Se credete impossibile una relazione impropria tra Godard e Vincent Minnelli, non avete ancora visto questo film... a parte una serie di canzoni che farebbero sdoganare Nilla Pizzi come la nostra Sarah Waughan, o tutt'al più irretire i fans dei Pizzicato 5 (in un medley orientale si rispolvera nientemeno che la buon'anima di Peggy Lee) il film non è - come si potrebbe pensare - il più "accessibile" del regista malesiano: i temi dell'incomunicabilità e dell'alienazione rincorrono anche più spesso del solìto.
La critica ovviamente è andata in visibilio e ne prendo atto, perchè è un cinema che rompe gli schemi, creando la rappresentazione del cinema o forse è l'essenza stessa del cinema secondo la tecnica del cineasta (un pensiero molto Godardiano non c'è che dire).
Per quanto apprezzi il regista che almeno in un paio di casi ha sfiorato il capolavoro ("Che ora è laggiù" su tutti) il suo ossessivo ricorso ai simbolismi rischia di stancare, o comunicare un'attenzione astratta. Una sorta di artefazione tecnica, per quanto purissima.
Magnifici comunque i 20 minuti iniziali, dove si vive proprio l'alienazione urbana delle grandi metropoli, la sfuggente radicalità di un nucleo illimitato di persone chiuse nel proprio spazio (paradossalmente ristretto).
Ma proprio non riesco, stavolta, a superare l'ostracismo per un'ambizione lodevole, e per me il 7 basta e avanza