amterme63 5½ / 10 23/02/2012 21:46:31 » Rispondi E' in tutto e per tutto un film che appartiene agli anni poco dopo la II Guerra Mondiale, lo stesso periodo in cui uscì "La vita è meravigliosa" di Frank Capra. E' un film quindi che condivide gli stessi (pochi) pregi e i (tanti) difetti di quel tipo di film. Dopo avere visto distruzioni e morte dappertutto c'era l'esigenza di riconciliarsi con la vita e soprattutto di inglobare anche la morte nella nuova ansia di vita. In maniera un po' ingenua e soprattutto consolatoria si credeva che esistesse una vita al di là della morte e che in qualche maniera fosse compensativa di ciò che uno aveva fatto durante la parte terrena. Noi oggi guardiamo in maniera scettica e divertita, ma allora questa dimensione era sentita come viva, vitale e presente. Ci si credeva davvero. Il problema non era certo questo (una credenza trascendentale è semplicemente un aspetto formale come alla stregua di tanti altri compone il mondo culturale umano), ma il modo con cui viene presentato, fatto vivere questo mondo. Infatti non è altro che un concentrato di convenzioni, stereotipi e perbenismi che la fanno in pratica da padrone. L'aldilà diventa quindi una proiezione idealizzata di come la società s'immaginava dovesse essere: ordinata, disciplinata, buona, divisa nelle sue categorie (gli uomini da una parte, le donne dall'altra, i ricchi da una parte i poveri dall'altra, i bianchi da una parte i neri dall'altra), lasciando fuori tutto quello che poteva essere reale o disturbante. Anche i sentimenti in qualche maniera sono "dovuti"; amore, amicizia si svolgono con in un copione, molto prevedibili. Assai generici sono pure gli ideali di tolleranza e uguaglianza che alla fine vengono fatti "vincere" (ma si è visto nei fatti che in paradiso prevale la divisione in categorie piuttosto che l'uguaglianza totale). Come in "La vita è meravigliosa" prevale lo zucchero, la ripresa flou, i buoni sentimenti a tutti i costi. Comunque la storia e i sentimenti, dietro la facciata quasi propagandistica, conservano un po' di verità nella forza e nella convinzione che gli attori mettono nella recitazione. Bravissimi David Niven e soprattutto Kim Hunter, l'interprete del personaggio più sincero (June). Prima della guerra Fritz Lang aveva girato con "Liliom" un ritratto dell'aldilà molto ironico e sarcastico. Qui l'ironia è assai leggera e decisamente innocua. Insomma, "Scala al paradiso" è un film legato ad una visione (falsa) di un'epoca ormai tramontata.