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UNA PALLOTTOLA PER ROY regia di Raoul Walsh

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Invia una mail all'autore del commento wega     8 / 10  23/06/2008 20:32:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il noir, inteso come naturale evoluzione del gangster movie, ho scoperto non essere certo un genere scientifico, il termine che è stato coniato dopo la fine della seconda guerra mondiale, viene definitivamente catalogato a metà anni '50. Non è sempre di facile individuazione, spesso i registi nemmeno sapevano che stessero per girarne qualcuno, e non sempre è valida la formula "gangster+giallo", vedi il cinema nero di Wilder; "Una pallottola per Roy" credevo rientrasse in tutto e per tutto nel noir e invece non lo è. Ma pensa un pò. La pellicola di Walsh, storicamente parlando, credo abbia la stessa significativa importanza di "Il mistero del falco", come tappa finale dell'evoluzione già citata, e per sfociare quindi nel cinema noir al 100%.
In questo film è già presente la caratterizzazione del personaggio tipica dei noir, un uomo distrutto, tradito dalla vita e che si farà tradire, sempre, da quella che diventerà poi la dark lady con tutti i suoi stilemi.
Roy è un uomo sostanzialmente buono, che ha fatto cose cattive, l'impossibilità del riscatto personale è concentrato tutto nell'ultima parte del film. Perfetta la caratterizzazione psicologica della ragazza che si innamora di Roy, è tipico iniziare ad amare una persona che il proprio problema l'ha dovuto superare. Altrettanto vale per lui, si inizia sempre con il fare cose quasi caritatevoli. Ma l'amava.
Come poliziesco, sono dell'idea la sceneggiatura abbia qualche diffettuccio, per uno rodato come Roy è un pò improbabile lasciare tutte quelle impronte durante una rapina. E fisicamente impossibile dopo otto anni di carcere percorrere le Sierra in macchina. Già dopo appena uno, l'impatto con l'esterno è faticoso; geniale in questo senso "La fuga", per la sensazione data dalla mdp a spalla della soggettiva.
"Una pallottola per Roy" è un bellissimo film, ed il climax finale vale tutta la visione. Bogart sempre tra i numeri uno.