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SUSPIRIA (2018) regia di Luca Guadagnino

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Alpagueur     5½ / 10  11/12/2020 20:14:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ancora saluti dall'oscurità. Ha perfettamente senso se ci pensi. Dopo tre progetti artistici di prestigio ("Io sono l'amore", "A bigger splash", "Chiamami col tuo nome"), il regista italiano candidato all'Oscar Luca Guadagnino decide di lasciare sventolare la sua bandiera bizzarra. E quale modo migliore che rendere omaggio al classico cult surreale del 1977 del suo connazionale Dario Argento che presentava una tavolozza di colori accecante, angoli di ripresa ottusi e abbastanza schlock-horror (in senso buono) da rimanere un film di mezzanotte preferito per più di 40 anni? Anche se entrambi i film sono pazzi, non possiamo fare a meno di pensare che un regista del calibro di Guadagnino avrebbe dovuto fare di meglio. Dakota Johnson ("50 sfumature di grigio/nero/rosso"...manca qualche colore all'appello?) interpreta Susie, una ballerina autodidatta dagli occhi bamboleschi cresciuta nell'Ohio dai suoi genitori mennoniti. Seguendo il suo sogno, si presenta per un'audizione alla 'Markos Dance Company' di Berlino, rinomata in tutto il mondo. Il film è ambientato nel 1977 (lo stesso anno in cui è uscito l'originale) e Susie impressiona sufficientemente la direttrice della compagnia Madame Blanc (Tilda Swinton) da essere invitata a partecipare. Un intertitolo ci informa che stiamo per intraprendere "Sei atti e un epilogo ambientati nella Berlino divisa". Avrebbe dovuto aggiungere anche il runtime di due ore e mezza (sembrava più lungo). Per quelli di noi che pagherebbero per guardare Tilda Swinton in qualsiasi ruolo, questo film offre un valore bonus. L'attrice di enorme talento che si è scomposta in numerosi personaggi nel corso degli anni, interpreta altri due ruoli qui, mascherata da un trucco pesante in entrambi. Il compromesso è che la signora Johnson è la protagonista, quindi non solo siamo soggetti ai limiti della sua recitazione, ma anche agli inganni della telecamera quando si tratta delle sue scene di danza. Una folta pettinatura rossa le nasconde il viso durante le sequenze di danza più impegnative dal punto di vista fisico...pensiamo al Cugino Itt della famiglia Addams! Un cast quasi interamente femminile presenta alcune scelte interessanti provenienti da confini generazionali e geografici. Angela Winkler (miss Tanner) e Ingrid Caven (miss Vendegast) sono da tempo volti noti sul grande schermo, e Mia Goth (Sara Simms) e Chloe Grace Moretz (Patricia Hingle) sono ottime scelte per i membri più giovani della compagnia. Come bonus aggiuntivo, Jessica Harper appare in un segmento verso la fine (nei panni della moglie dello psichiatra Josef Kemplerer, Anke Meier). La signora Harper ha interpretato il ruolo principale di Susy Benner nell'originale del 1977 di Dario Argento. Altri confronti divertenti tra i due film sono la colonna sonora originale di Claudio Simonetti (Goblin) rispetto alla colonna sonora aggiornata (e più serena) di Thom Yorke dei Radiohead, e la tavolozza di colori tenui scelta da Guadagnino e dal direttore della fotografia Sayombhu Mukdeeprom per questa versione aggiornata. La ragione per cui c'è un posto vacante nella compagnia per Susie è che Patricia (Chloe Grace Moretz) è scomparsa dopo aver scaricato la sua teoria della "congrega delle streghe" su un anziano psichiatra, il Dr. Josef Klemperer. Il dottor Klemperer (interpretato dall'attore di Monaco di Baviera Lutz Ebersdorf...o forse dalla stessa camaleontica attrice scozzese Tilda Swinton pesantemente truccata? divertitevi a scoprirlo), inizialmente pensa che l'isterica Patricia sia delusa e preferirebbe crogiolarsi nel suo dolore per la perdita della sua amata moglie Anke, scomparsa dalla Seconda Guerra Mondiale. Quando Susie ottiene il ruolo della ballerina protagonista in quella che sarà la performance finale della compagnia del suo pezzo di danza più famoso (il Volk), otteniamo la migliore sequenza del film e uno dei pochi momenti WTF. Uno studio di danza tutto specchiato è il luogo di una violenza inspiegabile e un fantastico montaggio ci spara avanti e indietro tra arte e caos. È difficile da guardare ma estremamente ben fatto. Sfortunatamente, i momenti davvero bizzarri e orribili sono troppo rari. In effetti, alcuni segmenti risultano involontariamente divertenti, il che non è una buona cosa per un film horror. La danza primordiale non sembra mai sensuale, il finale del bagno di sangue è troppo esagerato e il sottinteso politico con il gruppo terroristico di estrema sinistra Baader-Meinhof (RAF) non sembra mai adattarsi ad una storia di streghe (ma forse questa è la versione 2.0 di internet della classica strega brutta col volto deforme e le mani pelose dotate di lunghissimi artigli come quella del film di Argento? Più moderna, bella, disinibita, giovanile....nel caso è davvero venuta male, molto male). Durante la visione, mi sono venuti in mente alcuni film: "Il cigno nero", "The wicker man", "Madre!" e "Rosemary's' baby", anche se questo non raggiunge il livello di nessuno di questi (figuriamoci quello di "Suspiria" originale). Qualcuno ha detto che se ti era piaciuto "Shining" avresti potuto amare questo film: mi è discretamente piaciuto "Shining", ma ho trovato "Suspiria" noioso, pretenzioso, troppo lungo e privo di una narrazione forte. Per realizzare un film horror efficace di 152 minuti sarebbe stata necessaria una sceneggiatura forte e un grande regista/montatore e "Suspiria" di Guadagnino è purtroppo carente in queste aree. Quasi tutti i film recenti potrebbero richiedere la rimozione di circa trenta minuti e questo "Suspiria" non ha il contenuto per più di 90 minuti, ma qui abbiamo registi che soffrono dell'illusione di essere Stanley Kubrick ma sono più vicini a Edward D. Wood jr. con un budget elevato. Le uniche due cose che mi hanno impressionato in questa specie di rivisitazione post-moderna del classico di Argento sono state il trucco di Tilda Swinton (bravo Lorenzo Tamburini) e la sequenza del balletto truculento di Elena Fokina (Olga) in parallelo a quello della protagonista Susie, ma un buon trucco e una inquietante sequenza musicata non compensano la moltitudine di carenze di questo film. Specialmente se nel finale deraglia paurosamente fino a sfiorare il ridicolo con quella orribile messa in scena di gruppo e l'accanimento della macchina da presa nel volerci mostrare tutti i dettagli fisici. Ecco proprio questo finale mi ha fatto ripensare, dato che siamo in tema di streghe, a quello di The Blair Witch Project del 1999, di Eduardo Sanchez, come quel film sia riuscito, con la sua pochezza di budget e di attori (e di sangue), a infondermi una sensazione di paura e di inquietudine come pochi altri, lontana anni luce dalle streghe di questo film...li la strega la respiravo proprio, la percepivo (pur senza vederla mai), era una presenza costante e opprimente e che solo alla fine si scatena con lo stalking nella baita su Mike e Heather, questa è la cosa che deve far riflettere. Lo stesso Argento, intelligentemente, non si è spinto troppo nel mostrare i dettagli fisici di Helena Markos, se non nella famosa scena delle palle del pavone che rotolano sul pavimento fino al letto di Helena e del suo skyline in controluce. Ma sono stati pochi secondi. E che anche li stavano per diventare 'troppi'...Ma qui, a prescindere, non funziona proprio l'esteriorità delle streghe (regina o meno), somigliano molto a quelle della Terza madre (Mater lacrimarum) di Argento, vanno in giro, si divertono, mangiano assieme nei locali, sembrano troppo distratte e preoccupate dalla politica, con l'onnipresente telegiornale che ci ricorda gli avvenimenti di cronaca che si stanno susseguendo a Berlino e che fanno i conti con la storia tedesca di quegli anni (in realtà più che a Berlino negli anni '70 sembra di stare a Cracovia nel ghetto nei primi anni '40). Spostarsi da Friburgo alla Germania Est forse non è stata una buona idea...con tutti quegli attentati della RAF e la cortina di ferro, troppe, troppe distrazioni. Un film che sembra avere tutto, ma non abbastanza, e che con questa sua pochezza non fa altro che rivalutare alla grande il film di Dario Argento (se mai ce ne fosse stato bisogno, a distanza di oltre 40 anni!), incastrandolo sempre più saldamente tra i 3 migliori horror 'puri' della storia del cinema insieme ad "Halloween: la notte delle streghe" di John Carpenter e (forse) "Non aprite quella porta" di Tobe Hooper.