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ANGOSCIA regia di George Cukor

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Godbluff2     8½ / 10  16/06/2022 23:35:42Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Se dovessi ipoteticamente scegliere un solo titolo come mio preferito di Cukor sceglierei "Philadelphia Story" ma è indubbio che "Gaslight" sia l'altro più papabile concorrente e certamente uno dei film migliori nella carriera di questo grande artigiano della Vecchia Hollywood.
Si tratta di un grande film, che manca di essere un capolavoro per qualche forzatura e qualche caratteristica narrativa non invecchiata troppo bene, che ad oggi può risultare debole e poco credibile; tuttavia ho apprezzato moltissimo il film nel suo mettere in scena il terribile fenomeno del "Gaslighting", la manipolazione e la violenza psicologica, centrando i riflettori su un tema che di certo non era comune nella Hollywood degli anni '40, cosa che fa guadagnare certamente punti ad un film coraggioso, oltre che molto ben realizzato nel complesso.
Proprio da questa forma di prevaricazione deriva il titolo del film (vittima di un pessimo titolo nella versione italiana) oltre che naturalmente dai lampioni a gas sparsi nelle strade di Londra e che costellano significativamente le scenografie esterne del film (abilmente ricostruite negli studios) così come l'illuminazione a gas anche, anzi forse soprattutto, degli interni, elemento fondamentale nella costruzione dell'atmosfera di "Gaslight".
Un thriller con tinte del melodramma che pesca qua e là dall'estetica noir, soprattutto nell'uso delle ombre e che costruisce tutta la sua narrazione sul meccanismo della suspense hitchcockiana: un colpevole già conosciuto allo spettatore che impotente può solo assistere al crescendo drammatico di pericolo per la protagonista, aspettando di vedere quando, come e se uscirà da quella situazione; qui però la regia di Cukor e la sceneggiatura presentano un contesto che è più crudo e spietato, più violento di quelli mediamente presenti nei coevi film di Hitch.
Molto bella la fotografia di Ruttenberg che usa divinamente l'illuminazione come chiave di volta per la creazione di un'atmosfera indimenticabile, mentre la direzione di Cukor è solida e precisa come al solito, con uno sguardo centrale e sistematico posto sul crollo psicologico di Paula, scandagliato con spietata cura, reso in tutto il suo angosciante decorso, usando molto primi piani o mezzi primi piani per esaltare le variazioni, gli sguardi smarriti e il deterioramento impressi nel volto di Ingrid Bergman.
Bergman che, nemmeno a dirlo, è stata protagonista di un'interpretazione strepitosa, fortemente voluta e preparata con cura, documentandosi in prima persona e studiando da vicino pazienti di un istituto di igiene mentale (aka manicomio, era il '44...) per assimilarne espressioni del viso e degli occhi. Naturalmente lo stile recitativo può sembrare a volte sopra le righe, perché è quello molto teatrale del vecchio cinema americano, ma in questo caso è verosimilmente piuttosto adeguato al personaggio e al tipo di stress psicologico continuo al quale è sottoposto. Ingrid Bergman è, oserei dire, in uno dei punti più alti della sua carriera, in questo film. La figura salvifica di Joseph Cotten l'ho forse trovata un po' troppo forzata, ma era una chiave forse necessaria per risolvere positivamente la spirale infernale nella quale era stata gettata la protagonista, tale da non poter essere spezzata con le sue sole forze. Boyer è perfetto, un ottimo ritratto di subdola, schifosa perfidia senza alcuno scrupolo.
Il film è tutto concentrato sull'abuso subito da Paula, con una componente thrilling-drammatica molto riuscita, l'antefatto della zia e il pretesto dei gioielli non sono che dei contorni, per quanto necessari a dare il via al nucleo centrale del film.
Devo dirlo, lo sfogo finale di Bergman in faccia a Boyer mi ha dato molta genuina soddisfazione, segno che il film con me ha funzionato pienamente.
Come non citare poi la memorabile interpretazione di una giovanissima (appena diciannovenne) Angela Lansbury, se non sbaglio qui al suo primo ruolo importante al cinema. Bravissima. Mi è piaciuta poco invece la presenza di May Whitty, nel personaggio della vecchietta impicciona che dovrebbe essere un portatore di maggior leggerezza nel contesto fortemente cupo del film ma personalmente mi è parsa un po' fuori luogo.
Bellissimo film di Cukor che crea un gran bel thriller vecchio stampo diversificandolo grazie al tipo di minaccia mostrata e rendendolo così anche piuttosto personale e originale per l'epoca, e confezionando anche un'opera affascinante esteticamente, tra penombra, luci delle lampade a gas che si abbassano e si alzano, chiaroscuri e danze tra luci e ombra, scricchiolii sinistri e tutto il resto del campionario, come ingredienti perfetti di una recita macabra e maligna atta a far impazzire una vittima ignara. Molto bello.