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LONTANO DAL PARADISO regia di Todd Haynes

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kafka62     7½ / 10  18/04/2018 11:55:15Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Le reiterate e non casuali immagini di foglie autunnali mosse dal vento sembrano rimandare simbolicamente al titolo di un film di Douglas Sirk, "Come le foglie al vento", cui "Lontano dal Paradiso" è per molti versi apparentato. Di questa, come di molte altre pellicole che negli anni '50 hanno costituito il genere per eccellenza a Hollywood, vale a dire il melodramma, il film di Haynes ha infatti i medesimi abiti e le medesime acconciature dei personaggi, gli stessi arredamenti delle case, la stessa musica (di Elmer Bernstein) e, soprattutto, l'identica sensibilità, così raffinata nel suo gusto alto-borghese e così incline alla commozione e alle scene madri. A differenziare "Lontano dal Paradiso" dai suoi archetipi non valgono neppure (come invece molti hanno sostenuto) le tematiche trattate, ossia l'omosessualità del marito e l'amicizia della moglie per il giardiniere negro, perché Haynes le affronta allo stesso modo in cui le avrebbe affrontate Sirk negli anni '50 se ad Hollywood fosse stato allora possibile parlare di omosessualità e razzismo. E neppure si può dire che Haynes abbia fatto, come molti altri registi dagli anni '70 in avanti, un lavoro sul genere teso a rispettarlo filologicamente nella forma e a rovesciarlo invece nei contenuti. No, Haynes ha inteso calarsi totalmente, mimeticamente e senza riserve nel melodramma di mezzo secolo fa, rischiando grosso – va detto – in sequenze come quella finale alla stazione ferroviaria (con la figura della splendida Julianne Moore che si fa sempre più piccola mentre il treno che porta l'amico nero a Baltimora si allontana lentamente), ma riuscendo miracolosamente a non cadere mai, neppure in un fotogramma, nel calligrafismo accademico, nel sentimentalismo ricattatorio e nella retorica ruffiana. Segno che quando non si vogliono fare operazioni di mero ricalco ed imitazione alla Zeffirelli, ma si aderisce con sensibilità ed onestà di sguardo allo spirito di un'epoca passata, è possibile fare (vedi, per un'ulteriore conferma, "In the mood for love" di Wong Kar-Wai) ottimo cinema senza apparire retrò.