Vi dirò in realtà questo film di Haynes non mi ha convinto più di tanto, almeno ne riconosco la grande padronanza dei mezzi tecnici, ne riconosco le ottime interpretazioni, capeggiate da una Moore sempre brava, ne riconosco anche una bella atmosfera tipica di quei 50' omaggiati dalle tinte pastellose e super sature della fotografia e della scenografia, eppure il film a mio parere non riesce a distaccarsi da quei melodrammi che hanno caratterizzato il periodo (in cui è ambientato, non in cui è stato girato realmente).
L'impressione è di guardare un Douglas Sirk rimodernizzato o meglio un Douglas Sirk a cui hanno dato il permesso 50 anni dopo di trattare l'omosessualità in maniera esplicita. Pochi sussulti narrativi, una sceneggiatura col pilota automatico, archetipi già stra abusati da decenni nel cinema americano.
Tematica interessante, senza dubbio, critica alla media borghesia americana del periodo, interessata alle apparenze, interessata al quadretto familiare e lavorativo perfetto, educata nei modi e viscida nelle retrovie, pullulante di razzismo, omofobia, perbenismo estremo in un contesto dove il diverso non può vivere la sua felicità, in cui le convenzioni sociali schiacciano anche il desiderio trasformandolo in senso di colpa. E sono d'accordo su tutto, ma per quanto mi riguarda sono tematiche vecchie di almeno trent'anni al momento dell'uscita del film.
E' un film che definirei bello stilisticamente, sicuramente non originale sia nello stile e ancor meno nella scrittura.