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LONTANO DAL PARADISO regia di Todd Haynes

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     8 / 10  10/10/2006 01:41:08Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E' difficile capire se il film di Haynes sia una furba operazione revisionista o un capolavoro assoluto, ma quel che è certo è che ha rischiato seriamente di strappare al "magdalene" di Mullan la vittoria alla mostra del cinema del 2002.
Per chi, come me, stravede per i drammoni di Douglas Sirk, ha visto "picnic" di Logan decine di volte, e trova strepitosamente bello il logo (ma anche il film in fondo) di "foglie d'autunno" di Aldrich, questo film è indubbiamente molto molto bello.
Di una bellezza strana, tuttavia, che suona "falsa", come del resto sembra essere tutta l'operazione.
I temi del razzismo e dell'omosessualità sono affrontati forse con il disagio profano di un voyeurismo sfrenato ma occultato, come ai bei tempi di Minnelli o Nicholas Ray? In parte si direbbe di sì, e il film è il trionfo della stucchevolezza e della maniera se rapportato alla scintillante fotografia, e al restyling di un genere "classico" che non ha piu' molti punti di contatto con la contemporaneità (ma Fassbinder e Almodovar giustamente vi direbbero il contrario).
Personalmente trovo insuperabile il personaggio di Cathy: il regno dorato in cui si trova, come una Dora qualsiasi (sì c'è anche una vaga rimembranza di un classico europeo come "casa di bambola") viene improvvisamente messo a soqquadro dalla scoperta del marito dedito a incontri con uomini, dal suo razzismo strisciante, dalla ritrovata e "scandalosa" amicizia che trova la donna verso un uomo di colore.
Il suo mondo "lontano dal paradiso" la porta a rispecchiarsi con la sua tremenda, e inattesa, solitudine.
Julienne Moore anima davvero magnificamente questo film insolito, capace di affascinare e commuovere, ma anche di lasciare un cuore (al di là della sua intransigente passionalità) venato di freddezza.
Sarebbe un vero incantesimo hollywoodiano se fosse stato realizzato realmente quaranta, cinquant'anni fa.
Eppure l'ho amato tantissimo, per diverse ragioni e perchè ci spinge a cercare forse invano "una vita migliore".
Far from heaven, maybe, but enough good to live
Invia una mail all'autore del commento Gualty  11/12/2008 03:13:55Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ho trovato stupenda la corrispondenza tra i finti colori e la finta felicità della famigliuola felice, che scema ogniqualvolta la realtà torni a galla, gettando la città in vicoli grigi, in case buie.
unica pecca del film, a mio parere, è l'aver rotto una calzante "unità di spazio" con la gita a miami, nonostante abbia permesso sia di generalizzare la situazione al di fuori dell'ambiente cittadino, sia di regalarci la magnifica visione dei bagnanti in piscina a due passi dal mare (oceano), la maschera artificiale che si preferisce indossare al posto della nuda verità.

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky  11/12/2008 18:48:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Eh gia' un restyling non da poco di un certo cinema... se ti piacciono questo genere di storie ti consiglio anche "La sottile linea scura" un romanzo di Joe R. Landsdale