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IL GRANDE DITTATORE regia di Charles Chaplin

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amterme63     10 / 10  11/12/2006 19:48:39Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Chaplin ci ha regalato con questo film un’altra opera che ci fa rimanere a bocca aperta. Un Chaplin molto diverso dai primi film, cosciente della potenza del mezzo cinematografico e intenzionato a tutti i costi a lanciare un messaggio ben preciso all’opinione pubblica, rinunciando pure al personaggio e ai modi cinematografici che lo hanno reso popolare e famoso.
Infatti il film non usa più la comicità da macchietta, le gag episodiche per rivelare la vera struttura sociale e l’animo delle persone, ma fa affidamento alla satira diretta, con agganci ben precisi a personaggi e a circostanze storiche. Il risultato è una feroce parodia dei modi in cui appaiono e agiscono i dittatori. Qualcosa che ha fatto scuola. Ne viene fuori però una comicità agro-dolce. Spesso non ce la fa a far ridere in certe situazioni e l’impressione che si ha vedendo il film è che qualcosa di agghiacciante abbia letteralmente frenato la comicità di Chaplin.
Comunque non ha voluto del tutto rinunciare al suo vecchio modo di fare film, sviluppando la storia su due piani paralleli: quello di chi subisce e quello di chi comanda. Nella parte degli oppressi stavolta ci sono dei piccolo-borghesi, la cui unica colpa è quella di avere una religione e una cultura diversa (quella ebraica). Chaplin ha un atteggiamento un po’ambiguo e non risparmia la satira anche a questa categoria, soprattutto per quanto riguarda il loro atteggiamento troppo rinunciatario e gretto, a volte contraddittorio. Quei pochi che vogliono fare resistenza agiscono da isolati e finiscono facile preda di una polizia in cui il velo comico non riesce a nascondere l’estrema brutalità, arbitrio e durezza.
Chaplin si esprime al meglio nella satira del Grande Dittatore. Un misto di vanità, durezza, tronfiaggine, meschinità purtroppo assecondata da consiglieri forse peggiori del dittatore. Chaplin inserisce sempre qualche elemento “basso” (si rompe una sedia, gli viene la tosse …) come contrasto e particolare rivelatore. Le scene con lo pseudo-Mussolini sono di una comicità esilarante ma soprattutto rivelano la vera pasta dei due “statisti”. La meraviglia simbolica è raggiunta nella scena del mappamondo che da sola vale l’intero film. Rappresenta anche una parodia dei film alla Riefenstahl. Mai avrebbe potuto immaginare Chaplin che la realtà sarebbe andata anche al di là della sua satira. Infatti mette in bocca al grande dittatore frasi come “stermineremo la razza ebraica, cancelleremo quelle bestie, faremo della razza ariana la dominatrice del mondo” con intento esagerativo. Infatti nel film i campi di contramento sono rappresentati come semplici caserme da cui si può evadere. Allora, nel 1940, l’opinione pubblica non era stata portata a conoscenza dell’Olocausto, eppure Chaplin nella sua fantasia aveva colto la vera natura di Hitler.
Un film così non poteva finire che con un intervento diretto. Ormai la situazione mondiale era sentita così critica, il momento così cruciale che non si poteva più alludere al messaggio con simboli, ma si doveva esprimere direttamente, in faccia al pubblico, il messaggio del film. Così rispolverando lo stile dell’arringa di Antonio in Giulio Cesare di Shakespeare, Chaplin ci ha lasciato il più netto messaggio di difesa dei valori di democrazia, libertà, tolleranza di tutto il cinema.
Visto tutto quello che è riuscito a combinare Hitler non si può che ringraziare Chaplin della fermezza e del coraggio per avere portato l’arte in difesa dell’Umanità, anche se poi purtroppo non siamo ancora riusciti a realizzare tutto quello che aveva sperato potesse essere fatto in un “radioso” futuro.
Marlon Brando  28/01/2007 10:48:28Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Molto interessante...
Chaplin disse che il film non l'avrebbe girato se avesse saputo veramente dell'Olocausto e della terribile tragedia che stava accadendo.
amterme63  28/01/2007 23:25:28Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sì, infatti la cosa era troppo agghiacciante e non se la sarebbe sentita di metterla in commedia.
Marlon Brando  29/01/2007 21:35:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ma forse è stato meglio che Chaplin non l'abbia saputo perchè ci ha regalato una meravigliosa commedia...
Se t'interessa ho letto che esce un libro sulle interviste a Chaplin con una prefazione di Dario Fo. Sono curiose le dichiarazioni di Chaplin: "Antonioni è noiosissimo, meglio 007. Quando ho visto Missione Goldfinger mi sono divertito un mondo."
Era un tipo ambiguo Chaplin...
amterme63  30/01/2007 08:35:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Era un tipo contraddittorio. Frequentava il bel mondo e poi lo criticava impietosamente nei suoi film. Faceva di un poveraccio una specie di eroe mentre lui navigava nell'oro. Bisogna dire che riusciva bene a tenere separata l'arte dalla sua vita, a differenza di altri contemporanei (pensa a Salvador Dalì) che invece recitavano vivendo. Comunque lui ha sempre detto che non amava i film troppo complessi e che preferiva sempre un approccio diretto agli argomenti. Dopo il 1950 certamente non aveva più niente da dire. Il cinema ha appreso la sua lezione e ha proseguito la sua strada, come sempre avviene. Ci ha regalato comunque opere d'arte che riescono sempre a trasmetterci ancora tutto il loro spirito fatto di semplice umanità: riso, pianto, difficoltà, speranza.
Dick  25/09/2007 18:20:11Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Che esempio.
Beh, mica gli deve piacere per forza poi.
Hawks disse che "Mezzogiorno di fuoco", mica pizza e fichi, era una mezza vaccata.
Ch.Chaplin  23/12/2006 02:09:42Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
bel commento.son pienamente d'accordo