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7 SCONOSCIUTI A EL ROYALE regia di Drew Goddard

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marcogiannelli     7½ / 10  22/04/2020 19:58:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Film derivativo tarantiniano che, comunque, grazie ad un autore come Goddard, ha una propria anima. L'essere un Hateful Eight qualche anno dopo lo stesso film di Tarantino è evidente, pur perdendoci in quanto a fascino, gusto estetico e critica politica. Ma ce ne fossero di "Bad times at the El Royale". E molti sono anche i richiami a Wes Anderson e ai Coen.
Un film sicuramente divertente e godibile, con la maggior parte dei personaggi che hanno qualcosa da nascondere. Con un incipit già intrigante, una inquadratura fissa su qualcosa successo anni prima.
In film di questo tipo è sempre bene mantenere un certo mistero attorno alle vicende in scena a attorno ai personaggi e Goddard ci riesce per bene, specie nella prima parte del film. Niente è come sembra.
Goddard ruba a Tarantino anche il montaggio, senza alcun timore di nasconderlo, con molti flashback e diversi focus point. Questo aiuta il ritmo di un film di quasi 2 ore e mezzo in cui si poteva tagliare, ma che non annoia mai.
Funzionano bene i dialoghi, anche se non raggiungono le vette dei maestri su citati.
Devo dire che il cast, nella sua stranezza, funziona benissimo.
Nel minutaggio che ha, Jon Hamm è molto convincente (anche se ancora devo capire cosa dovesse spiare), un agente che sembra il nostro character di riferimento, il nostro punto di vista primario.
Jeff Bridges è un prete che sin da subito sembra avere molto da nascondere.
Cailee Spaeny è una ragazzina stra-inquietante, una figlia di Satana ante-litteram. Siamo nel '67 e il riferimento a Charles Manson è palese, con Chris Hemsworth a interpretare questo santone amato particolarmente dalle donne, è chiaramente un rimando alla Family.
Pur permanendo in una recitazione statica, funziona anche Dakota Johnson, anche lei in un personaggio che cambia spesso ruolo nel corso della narrazione.
Molto complesso il personaggio di Lewis Pullman, forse quello che Goddard ama di più, mentre quello a mio avviso più insignificante e quello della Erivo, seppur si porti dietro una storia non felice.
E' incredibile come Goddard ci inserisca, anche solo con piccoli accenni, tutta la storia americana. Sono evidenti i riferimenti alle sette come quella di Manson e di conseguenza gli hippie, così come è evidente la critica alla guerra in Vietnam, ma ci sono anche riferimenti al sogno americano, alla musica di quegli anni, al mondo criminale e spionistico.
In un thriller-noir-quellochevolete che diverte e non segue nessuna logica narrativa, spiazza continuamente e tiene incollati alla sedia.