Titoli di testa che mi ricordano un non meglio precisato 007. Scienziato si pente di aver ceduto all'NSA un software per il controllo delle testate nucleari e si rivolge ad un'hacker per recuperarlo. Il meglio sulla piazza è una Batgirl svedese, sociopatica e fatale. Lei è Lisbeth Salander e io avevo mezzo perso la testa per la versione by Rooney Mara ma anche questa Claire Foy non scherza: occhi azzurri, occhiaie prepotenti, drago sulla schiena e si va in giro per Stoccolma a insegnare informatica e domotica e a sminuzzare anfetamine sul pavimento Casualmente anche i Servizi Segreti Svedesi, ergendosi a paladini di Pace, si interessano al caso appaltando il lavoro a un'organizzazione criminale filo-russa, gli Spiders, al cui vertice troviamo una donna molto vestita di rosso, e il rosso rende bene nelle inquadrature invernali barra nevose. È Camilla Salander, la sorella di Lisbeth. E le ragazze hanno alcune pendenze familiari da risolvere. Anche l'NSA è della partita, con un fucile che spacca serramenti e murature. Film secco, diretto, senza fronzoli salvo quello che Alvarez si concede per ricordarci e ricordarsi che lui viene dall'horror: c'è uno che si smonta la faccia, ma poi se la rimette. Le sorelle Salander si riveleranno appassionate di tuffi nel vuoto. Con alterne fortune: una uscirà dal bozzolo, l'altra resterà invischiata nella tela del ragno. Quello che non uccide, ingrassa. Occhio allo junk food, Lisbeth.