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LA SCAMPAGNATA regia di Jean Renoir

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dobel     10 / 10  12/12/2009 10:25:22Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
L'arte del frammento è l'arte romantica per eccellenza. In questo 'frammento' ritroviamo tutta l'essenza del romanticismo: l'amore e il rimpianto di esso. Grande rappresentazione della natura, come sempe in Renoir; una natura che accoglie e raccoglie i sentimenti e le azioni degli uomini; una natura che osserva e partecipa da lontano. Un piccolo capolavoro compendio dell'amore di Renoir per l'uomo.
Ciumi  24/12/2009 19:09:03Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Giustamente hai definito Renoir come uno dei pochi veri poeti del cinema. Domanda da millemila euri: quali sono stati, secondo te, altri grandi registi/poeti del cinema?
dobel  25/12/2009 10:44:41Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Dovrei pensarci bene; così a caldo mi vengono in mente i nomi di De Sica, Fellini, Chaplin. Sicuramente ce ne sono altri che potrei includere ma non mi vengono in mente in questo momento.
Poi ci sono i grandi narratori come Visconti, Truffaut, Hawks, Ford... questi si trovano a loro agio nella forma del romanzo più che della poesia. Condensare in uno sguardo, in un gesto, in una breve sequenza l'essenza di una verità è dei poeti. Distillare questa verità nel corso di una narrazione intera è dei narratori. Non è solo una questione di lunghezza del film (i film di Truffaut non sono per niente lunghi), ma è una questione di struttura linguistica. Poi ci sono registi che stanno in entrambe le categorie a seconda dei film che fanno: il Truffaut dei 400 colpi è poesia pura, non ci piove. Così come certo Ford è poesia di altissimo livello (penso a certi finali come quello di 'Sentieri selvaggi', 'L'ultimo urrà', 'L'uomo che uccise Liberty Valance'). Comunque sia i poeti sono sempre stati pochi ( in tutte le arti); difficile stabilire i confini fra poesia e prosa ( e guarda che non ne faccio una classificazione di merito, ma soltanto di stile), ma la folgorazione di certi istanti (come gli occhi di Giulietta Masina che guardano la macchina da presa nel finale delle 'Notti di Cabiria') sono poesia che non possiamo equivocare. Poi ci sono gli attori poeti: ossia quelli che non entrano mai totalmente nel personaggio e quindi non diventano mai del tutto realistici, ma ti vogliono trasmettere un senso di bellezza anche nella tragedia. La poesia, aggrappandosi ad una forma, sembra che voglia poter dire tutto con un sorriso, con un senso indistruttibile di bellezza. Allora Gassman o Totò (per esempio) sono poeti. Entrambi restituiscono emozioni filtrate al setaccio della bella esposizione. Così Eduardo De Filippo. Penso che specialmente gli attori italiani siano maestri in questo, per una eredità linguistica a causa della quale non hanno mai potuto esprimersi completamente nella propria lingua (che sarebbe poi il dialetto), ma per farsi capire hanno sempre dovuto parlare in un'altra lingua ibrida che li ha costretti in qualche modo ad operare un transert su se stessi.
Così Keaton e Chaplin sono veri poeti ( e guarda caso la loro produzione migliore è quella muta). Insomma, la poesia è in qualche modo finzione: la forma costringe all'antinaturalismo. La poesia ricrea la realtà, non la riproduce. Il romanzo la può riprodurre (ma spesso non lo vuole fare, il filtro dell'arte è troppo forte). Poi si dovrebbero fare una distinzioni di stili ed epoche, ma il discorso rischia di diventare troppo lungo.
Tu invece chi pensi che siano i poeti del cinema?
Ciumi  25/12/2009 20:27:25Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sicuramente è impossibile sancire un distinguo netto tra prosa e poesia. Lo è nel cinema come, in molti casi, anche nella letteratura. E sono d’accordo quando dici che in entrambe le forme è comunque una verità quella che viene a cogliersi.
La poesia vive di pulsazioni improvvise, di trasalimenti istantanei e forse irripetibili (come in musica), la prosa del protrarsi di certi battiti; ma non è raro che in uno di quei battiti si verifichi un sussulto, o che viceversa il trasalimento si protragga…

Il primo nome che mi viene in mente quando penso alla poesia nel cinema è quello di Bresson. Credo infatti che la grande poesia non sia data dal ricamo, e che non abbia nulla a che spartire col superfluo. Che sia piuttosto essenzialità, la parola precisa e mai di troppo, il gesto artistico che miri alla bellezza del significato.

Mi viene in mente il cinema giapponese. Kurosawa, Mizoguchi, Ozu sono poeti tra i più raffinati: realtà e maschere (specie nei primi due) si mescolano armoniosamente, ma in virtù di un significato.

Bergman è autore di versi magnifici, un simbolista. Godard è per certi aspetti un futurista. Bunuel certamente un surrealista. Di quelli che hai citato tu, scelgo De Sica, Fellini, Chaplin, Keaton (interessante il discorso che fai sugli attori). La poesia ricrea la realtà, ma, una volta liberatasi dai vincoli della forma, non è sempre finzione: talvolta anzi concentra più realtà in una, oppure evidenzia e rende più autentica la sola. Certo, rispetto alla prosa, s’espone maggiormente al rischio della falsificazione, ma in tal caso a mio parere non sarebbe più arte “buona”.

p.s. Cambiando completamente discorso, è da tempo che volevo dirti una cosa.
A mio modestissimo parere tu sei uno degli utenti che sanno scrivere meglio, sia per quanto riguarda la forma che i contenuti. Dato che questo sito offre la possibilità a noi appassionati, oltre che di commentare, anche di proporre delle recensioni, perché non provi a scriverne una? Che so, magari di Ford, dato che molti suoi film non sono ancora stati recensiti. O insomma di qualsiasi altra opera non ancora recensita. Sono sicuro che faresti un lavoro magnifico (sia chiaro, non esiste nessun tipo di compenso economico).

dobel  26/12/2009 22:33:14Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ti ringrazio molto per il tuo suggerimento. Vedrò cosa potrò fare e se sarò in grado di seguire le procedure per proporre qualche cosa.
Mi è venuto in mente un altro poeta (forse il più poeta di tutti): Franco Piavoli. Purtroppo la sua opera è poco conosciuta, ma credo abbia un grande valore. Amo molto film come 'Le voci del tempo', 'Al primo soffio di vento'... Trovo che abbiano 'qualcosa' di unico.
Sul cinema giapponese mi trovi leggermente impreparato: tranne pochi titoli di Kurosawa, non lo ho mai seguito molto.
Pensi che Bergman possa essere ascrivibile alla categoria dei poeti? Ero molto in dubbio sulla sua collocazione... comunque lo accosterei più al grande romanzo russo (Dostoevski, non Tolstoj); e sicuramente a Ibsen e Strindberg.
Fra i poeti forse metterei anche Carmelo Bene e Pasolini.
Comunque non facciamo graduatorie di merito, ben inteso, ma solo un simpatico gioco di catalogazione... (Balzac è comunque più grande di Gregory Corso e Dostoevski di Clemente Rebora).
D'accordissimo, la poesia non è finzione; quello che hai scritto lo sottoscrivo in pieno.
Gli attori di cui parlavo giungono alla realtà pur non essendo realistici, ma sublimandola. E la poesia è, in certo qual modo, la sublimazione della realtà.
Ciumi  27/12/2009 09:59:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ed io mi trovo completamente impreparato sul cinema di Piavoli, di suo ho solo “Il pianeta azzurro”, che tra l’altro devo ancora vedere.
Per quanto riguarda quello giapponese posso consigliarti almeno un capolavoro di Mizoguchi? “I racconti della luna pallida d’agosto” è un film meraviglioso. Sono certo che ti piacerà (e mi sembra di ricordare che Mizoguchi ammirasse molto l’opera di Ford, ed in qualche modo si fosse ispirato ad essa). Bresson non so se lo conosci, comunque è uno dei miei registi preferiti, e, se t’interessa, penso che i suoi film più belli siano: “Un condannato a morte è fuggito”, “Au hasard Balthazar” e “Mouchette”. Pagine di vera poesia, a mio parere, sofferte ed essenziali. Io provo a darti dei suggerimenti, sia chiaro, un consiglio non deve essere un obbligo, guardali solo se hai voglia o tempo, eh.
Per ritornare al “gioco delle catalogazioni”, su Bergman credo tu abbia perfettamente ragione, forse io ho citato più una lista di preferenze. Anche il cinema di Kurosawa si accosta maggiormente al grande romanzo russo.
Certo poi c’è Pasolini.. anche se credo che molti suoi film siano più vicini al Pasolini narratore piuttosto che al Pasolini poeta… è anche vero però che lavori come “La ricotta” posseggono indubbiamente il linguaggio della poesia.
Ovviamente ce ne sarebbero tantissimi altri.

dobel  27/12/2009 11:12:34Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Conosco Bresson, e amo molto i film che hai citato a cui aggiungo 'Il diario di un curato di campagna'.
Di Kurosawa hai visto 'L'idiota'? Secondo me è il miglior Dostoevski cinematografico di sempre.
Il film di Mizoguchi me lo hanno consigliato in molti e sicuramente prima poi lo vedrò, mi incuriosisce e sono convinto che sia un'opera molto importante. Appena lo vedrò te lo farò sapere.
Ciumi  27/12/2009 16:43:10Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non ho ancora visto “L’idiota” di Kurosawa, ma l’ho scaricato tempo fa. Ricambio, appena lo vedrò ti dirò la mia opinione.
Ciao, alla prossima.
Ciumi  09/01/2010 20:35:38Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
L’ho visto, be’, le mie impressioni le ho scritte nel commento…
Che dire, non posso che darti ragione e ringraziarti di avermelo ricordato.
Davvero molto bello.