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LA FORTEZZA NASCOSTA regia di Akira Kurosawa

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Dom Cobb     8 / 10  12/12/2018 16:28:09Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
All'indomani di una guerra che ha devastato il paese, due contadini pronti a tutto pur di salvarsi la pelle rimangono impelagati nella missione di un generale ribelle di portare in salvo la sua signora, la signora di un'altra provincia...
Un curioso caso quello de "La foresta nascosta", soprattutto se paragonato ad altri prodotti della filmografia di un nome arcinoto come quello di Kurosawa: dopo essersi cimentato in storie a tema sociale, riletture di opere occidentali o in epiche produzioni dalla durata mastodontica, quello che ci troviamo qui davanti altro non è che una normale vicenda d'azione e avventura, dove non conta tanto il dove o il quando (e forse a ben vedere, neanche tanto il cosa), quanto il come.
Volendo soprassedere sul lato tecnico, su cui è inutile dilungarsi più di tanto visto che la sua eccellente qualità fra fotografia, regia e montaggio è ormai un dato scontato, l'efficacia del film risiede in due aspetti: il primo è la capacità di costruire l'atmosfera e l'emozione del momento. La storia di per sé non è nulla di complicato, ma il modo in cui viene raccontata, tramite il punto di vista di chi, in altre circostanze, sarebbe poco più di una spalla comica e che qui invece viene promosso a vero protagonista (i due contadini), il mistero per quel che accade e l'interesse vengono mantenuti costantemente elevati, a dispetto di un ritmo lento e privo di guizzi ma non in modo insopportabile, come era successo per "I sette samurai".


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Aiuta inoltre l'impiego regolare di ben coreografate scene di combattimento, forse prive della suspense che uno si aspetterebbe da un film del genere, ma scorrevoli e capaci di intrattenere nonostante tutto; da un prodotto di una cultura così radicalmente diversa da quella occidentale c'è ormai da aspettarsi l'affidamento su ritmi diversi dai soliti, perciò, si tratta più di una faccenda di gusto personale. Inoltre, nonostante il film stia alla larga da qualsiasi pretesa di imbastire temi di una certa profondità, è notevole la mole di materiale di discussione che viene mostrata semplicemente dal comportamento dei due contadini, le cui numerose sfaccettature offrono un intrigante quadro di quell'essere imperfetto e a tratti contraddittorio che è l'uomo, specie quello comune. Gli attori fanno tutti un buon lavoro (in parte vanificato da un ridoppiaggio italiano non proprio all'altezza), ma ancora una volta sono Toshiro Mifune e la sua personalità sarcastica e sicura di sé a rubare la scena.
Il secondo elemento d'interesse invece travalica le qualità del film in sé e si ricercano nell'impatto evidente che ha avuto, in particolare se paragonato a una certa saga ambientata in una qualche galassia lontana lontana;


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tutto ciò, col senno di poi, da al film un valore aggiunto, e mentirei se dicessi che esso non ha influito in positivo sulla mia valutazione finale.
Più leggero ma meno impegnato di "Rashomon", e decisamente più originale de "Il trono di sangue", questo film forse non sarà il migliore prodotto di Kurosawa, ma è senz'altro uno dei suoi più accessibili, che comunque mantiene tutti i tocchi che hanno reso il regista uno dei più influenti nel suo campo.