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A ME LA LIBERTA' regia di René Clair

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adrmb     9 / 10  22/01/2020 12:01:15Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un 'Tempi moderni' in salsa francese, uscito sei anni prima del capolavoro di Chaplin e sicuramente ispiratore di questo. Però la cosa **** è che permane il gusto "chapliano" che unisce comicità slapstick con satira e tantissima poesia nel modo di costruire i rapporti coi personaggi.
1931, uno dei primi film sonori della storia ed è ben visibile come ancora si stesse cercando la maniera più corretta e "fluida" per sincronizzare il parlato ai film: si vede un sacco qui che il modo di girare e l'enfasi facciale dei personaggi ha ancora molto a che fare con il cinema muto. Questo è di fondo l'unico difetto che riesco a imputargli, perché che vuoi dire a una meraviglia del genere... E comunque Clair si dimostra molto abile nell'usare il sonoro tramite trovate molto creative: impossibile non citare la sequenza in cui è sdraiato sull'erba e improvvisa un concerto facendo "suonare" e cantare fiori e piante: una sequenza totalmente immersiva che non ha potuto che ricordarmi 'Fantasia' di nove anni dopo.
Poi ancora, satira industriale, quindi molta enfasi sulla standardizzazione degli operai e la loro spersonalizzazione: Clair rende benissimo questi messaggi, con le sequenza "affollate" dove gli operai si sostituiscono agli altri o stanno sul loro lavoro, e ancora il modo in cui un singolo evento finisce per coinvolgere tutti (si vedano gli inseguimenti). Stupenda la sequenza in cui il direttore della fabbrica per riconoscere la segretaria deve servirsi del suo numerino, divertente nel rappresentare gli ingranaggi della fabbrica messi in moto per avere le informazioni necessarie, e al comntempo molto amara.

E infine, poesia, un sacco di poesia, quel genere di apporto stilistico che tanto mi piace e che per dire riusciva a rendere eterne tutte le sequenze romantiche di 'Luci della città': qui abbiamo la stessa cosa, tutti i momenti in cui il protagonista s'imbatte nella ragazza di cui è innamorato sono resi con una grazia da lacrime, la commozione in questo frangente è rafforzata dall'epilogo amaro (per lui). Meravigliosa pure la scrittura del rapporto di amicizia col collega di prigione che, dopo un'iniziale riluttanza si apre completamente a lui dismettendo i panni dell'industriale (anche qua, spietatissima l'analisi che Clair fa del mondo borghese e industrializzato, sempre con quello stile "gioioso" e divertente che è un toccasana assoluto). Anche per lui finale dolceamaro: alla perdita della ricchezza e posizione si contrappone una rinnovata vitalità e la genuità del rapporto di amicizia. E quindi ecco che il morale torna alto dopo un breve sospiro di rimpianto...
Insopportabile la censura fascista che per cercare di trannere il contenuto socialista del film ha cambiato titolo da "A nous" a "A me".

******* che film sublime.