amterme63 9 / 10 19/01/2009 23:35:52 » Rispondi Che meraviglia questo film! Che regista Ophuls! I suoi film sono l’occasione per godere di uno spettacolo di prim’ordine: scenografie curatissime, continuo movimento della mdp (che crea come una specie di ebbrezza visiva), profusione di oggetti, decorazioni che riempiono lo schermo, attori in stato di grazia che recitano con una naturalezza e una scioltezza da manuale. Tutto concorre in pratica alla perfezione tecnica. E’ bravissimo a creare ambienti narrativi molto convincenti, non importa se reali o di fantasia, l’importante è che vivono in maniera concreta nella sensazione di chi guarda. Sembra tutto così spontaneo, così naturale, quasi senza sforzo. In realtà il tutto è frutto di impressionante abilità. Se ne sono accorti soprattutto gli “addetti ai lavori” come registi del calibro di Kubrick, Bertolucci, ecc. Io sono rimasto proprio meravigliato. Ma come avrà fatto Ophuls a organizzare le riprese, le comparse, a dare istruzioni all’operatore, a organizzare tutto? Solo un grande regista può realizzare quello che ha realizzato lui. Il suo cinema non è solo forma, è anche contenuto. Tramite la trasposizione di tre racconti di Maupassant, Ophuls riproduce alla perfezione un pezzetto di vita francese della fine dell’800: l’epoca degli impressionisti. A quell’epoca contava molto il piacere che si riusciva a ottenere dalle piccole grandi gioie della vita, le cose che la rendono piacevole, godibile e poetica; in questo caso il divertimento, il sesso, l’amore. Non si dimenticavano però anche i limiti che si incontrano in questa ricerca: il tempo, la morale, la morte. C’è la gioia, il piacere ma anche le difficoltà, le incomprensioni e le tragedie. Dei tre episodi di cui è composto il film, il secondo è per me il più bello, senz’altro quello più impressionista nello spirito. Peccato veramente che “Il Piacere” sia un film in bianco e nero. Se fosse stato a colori sarebbe stato uno dei più belli e perfetti mai girati. Come dicevo la mdp è sempre in movimento, fa sentire in continuazione la sua presenza, emula l’occhio umano che non sta mai fermo. Spesso infatti le immagini sono inquadrate da lontano, magari dall’esterno di un edificio, quasi sempre con una quinta di oggetti vari che scorrono davanti. Carrellate, piani sequenza, inquadrature da lati insoliti, incrociarsi dei piani, tutto concorre a creare un effetto di straniamento teatrale, un atteggiamento distaccato e riflessivo verso ciò che viene sentimentalmente rappresentato. Si tratta quindi di un virtuosismo tecnico sempre funzionale alla storia e allo spirito del film. Non c’è mai sfoggio fine a se stesso. Fa fede ad esempio una delle ultime scene:
quella in cui la modella cerca di suicidarsi. All’improvviso la mdp diventa la modella, si sale le scale (davanti c’è sempre però l’ombra della ragazza), si vede aprire la finestra e subito ci si sente scaraventati a capofitto su di una vetrata. Una scena molto virtuosistica (senza gli effetti speciali di oggi) ma allo stesso tempo altamente suggestiva e emozionante.